Esami inutili per paura di eventuali denunce. Aumenta il numero dei medici che prescrivono consulti superflui, più esami del necessario o ricoveri al posto di interventi in ambulatorio. Diretta conseguenza del fatto che le denunce ed i ricorsi da parte dei pazienti sono all'ordine del giorno e dunque è diventata oramai una consuetudine la cosiddetta "medicina difensiva" allo scopo di evitare contenziosi legali con il paziente.
Una situazione paradossale che provoca sprechi di fronte alla quale cercano una soluzione gli esperti dell'Università Cattolica di Milano che hanno raccolto in un volume le loro proposte per superare questo fenomeno, causato soprattutto dal timore del medico di ripercussioni legali.
Un testo messo a punto dal Centro Studi Federico Stella sulla giustizia penale e la politica criminale (Csgp) della Cattolica in collaborazione con la Società italiana di Chirurgia. Dall'indagine emerge che quasi otto medici su dieci (77,9 per cento su più di 300 chirurghi intervistati) hanno assunto un atteggiamento di medicina difensiva nell'ultimo mese di lavoro. Tra questi, sette su dieci (69,8) hanno proposto il ricovero di un paziente che si poteva gestire in ambulatorio, il 58,6 ha richiesto un consulto non necessario ad altri specialisti e il 26,2 ha escluso da alcuni trattamenti dei pazienti "a rischio". A utilizzare la medicina difensiva sono soprattutto i dottori più giovani: tra i 32 e i 42 anni vi fa ricorso il 92,3 per cento contro il 67,4 di quelli tra 63 e 72 anni.
Secondo gli esperti del Csgp, che comprendono chirurghi e giuristi, «un sistema professionale come quello medico, a rischio continuo di indagine penale, non è un sistema più attento e diligente, ma un sistema che riduce i rischi di chi agisce cercando maggiori tutele formali, a scapito dell'utenza».
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