I necrologi? Un’occasione per insultare il morto

Sul web i siti dedicati a un defunto ricevono decine di «sfoghi» di amici e nemici: c’è chi gioisce per la scomparsa di un parente e chi svela i tradimenti del passato

Silvia Kramar

da New York

Con l’avvento di internet anche gli annunci funebri si sono modernizzati. Negli Stati Uniti ormai non c’è necrologio che non abbia un suo sito web su cui poter continuare a ricordare lo scomparso pubblicando per settimane, o anche mesi, un addio lacrimoso o un aneddoto personale.
I familiari dello scomparso attivano il sito on line nella speranza di raccogliere testimonanze e ricordi in un album elettronico; ma non tutti ricordano lo scomparso con elogi e dolore. Tra gli addii spesso appare anche qualche insulto, qualche improvviso moto di gioia per una morte prematura, magari una piccola vendetta. Protetti dall’anonimato di internet, oltreoceano hanno imparato a parlar male dei morti. Con piacere. Mentre amici, amanti, ex dipendenti licenziati e avversari solitamente preferiscono stare zitti e rispettare il dolore dei familiari, nello spazio anonimo di siti come Legacy.com, il più grande degli Usa con due milioni e 400mila clienti all’anno, gli americani adesso si sbizzarriscono. Bloccare insulti e maledizioni non è facile. Nella sede di Legacy, i 45 dipendenti e la responsabile, un’italo-americana di nome Kathy Falzone, trascorrono il 30% delle ore lavorative a cercare di censurare commenti poco simpatici. Tra i clienti la Legacy conta una trentina dei maggiori quotidiani statunitensi, tra cui il New York Times. Ma al ritmo di uno ogni cinque secondi, parenti e amici dello scomparso continuano per settimane e anche mesi a pubblicare commenti negativi sul sito del defunto, per un totale di 200mila insulti all’anno. Che variano da: «Finalmente il gran giorno è arrivato anche per lui» a commenti quasi invisibili come: «Ha certo amato “tutti” i suoi figli» oppure: «Leggendo questo necrologio sembra proprio che fosse un padre impeccabile». Firmato: il figlio Peter. Altri annunci sono più difficili da intercettare: come quello in cui un uomo dava l’addio a un prete chiedendo ai lettori di recarsi ad un indirizzo web ove si scopriva che il sacerdote aveva molestato decine di ragazzini. C’è chi rivela sotto anonimato che il morto era un alcolizzato, un gay o che si è suicidato, mentre i familiari sono all’oscuro del suo passato. C’è chi fa dell’umorismo sulla malattia che ha ucciso la persona in questione o sul suo aspetto fisico. «Cattiverie e insulti che si aveva il pudore di tacere in occasione di un funerale, scoppiano con candore sugli annunci mortuari in internet», ha spiegato al New York Times il professore di gerontologia dell’Università di New Rochelle Kenneth Doka. Il business di Legacy.com intanto sale alle stelle: sei milioni di lettori cliccano sul sito ogni anno e, visto il successo, altri seguono l’esempio. Adesso anche Findgrave.com, il cui fondatore Jim Tipton offre l’indirizzo preciso di più di 13 milioni di tombe, deve censurare migliaia di insulti. Il fondatore di MyDeatchSpace.com, Mike Patterson, ha dovuto persino bloccare la pagina dei commenti dopo aver ricevuto valanghe di contumelie. Forse una delle storie più tristi è stata rivelata dal New York Times: Pamela Tay, madre di una 18enne uccisa nel 2001 da un automobilista ubriaco, è stata inondata di commenti sulle bravate sessuali della figlia e la sua parte di colpa nell’averla lasciata uscire fino a tarda notte.
C’è poi chi approfitta per cercare di vendere bare, fiori e Viagra. «Ma quelli sono facili da intercettare e censurare», ha spiegato la Falzone. «Altri richiedono davvero una lente d’ingrandimento».

Sono quelli strappalacrime in cui una donna di nome Mary o Lucy definisce lo scomparso come «l’amore della mia vita», mentre nei dati anagrafici dello scomparso la Falzone scopre che la moglie del defunto aveva tutt’altro nome.

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