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I presidenti americani? Uno su due era malato di mente...

Lincoln aveva manie suicide, Roosevelt era un disturbato bipolare, Coolidge si arrese alla depressione, Grant alla bottiglia. Le cartelle cliniche degli inquilini della Casa Bianca rivelano una verità paradossale: il mondo per larghi tratti è in mano ai pazzi perfetti per cambiarlo

I presidenti americani? Uno su due era malato di mente...

Non siamo ai livelli del curriculum medio dei sovrani che hanno governato la Storia nei secoli, sociopopatici, assassini, stupratori seriali, uxoricidi, infanticidi, pedofili, adulteri, incestuosi. Ma anche i presidenti degli Stati Uniti avrebbero avuto bisogno di un buon strizzacervelli. Di Lincoln, prima che l'ammazzassero, gli amici temevano il suicidio; Grant e Nixon si facevano governare dalla bottiglia; un presidente americano su due, giura la statistica, era depresso, disturbato di mente o col vizio dell'alcol. Le cartelle cliniche di «Mister President» insomma mostrano una Casa Bianca più simile all'Ospedale Psichiatrico di Salem, il nido del cuculo dove volò Jack Nicholson, che all'ombelico del mondo. Problemi mentali che non hanno fatto differenze tra grandi presidente e mediocri, il genio non sempre sposato con la sregolatezza: Abraham Lincoln aveva momenti di depressione così profonda che gli amici temevano potesse spararsi un colpo in testa da un momento all'altro. Il suo successore eletto, il generale Ulysses Grant, alla compagnia della gente preferiva quella della bottiglia e i suoi momenti di lucidità non erano mai molto frequenti: oggi si direbbe che il generale massimo della Guerra Civile americana soffrisse di disordine da stress da campo di battaglia. Theodore Roosevelt e Lyndon B. Johnson, due presidenti pieni di energia - il primo quasi leggendario, per le capacità d'iniziativa - mostravano entrambi segni di disordine bipolare; Calvin Coolidge, presidente negli anni '20, sprofondò nella depressione dopo la morte di un figlio adolescente vittima di un'infezione; e Richard Nixon, già innamorato del whisky di suo, durante lo scandalo Watergate aumentò di brutto la dose giornaliera. Più tenero William Howard Taft, il 27mo presidente, che aveva difficoltà a respirare quando dormiva e finiva ostaggio delle «apnee»: così spesso sonnecchiava durante importanti riunioni. Il sonno della ragione non sempre genera mostri.
La Duke University però, in uno studio di qualche anno fa, arrivò a una conclusione per certi versi comica: l'incidenza delle malattie mentali sugli inquilini della Casa Bianca non è superiore a quella sull'intera popolazione degli Stati Uniti. Insomma gli americani sono tutti pazzi dalla Casa Bianca al bar più malfamato di Harlem, senza nemmeno bisogno dei consigli del dottor Stranamore.

«Il nostro studio - spiegò il dottor Jonhatan Davidson - è la prova che persone che soffrono di depressione o di altri problemi mentali possono comunque diventare degli ottimi presidenti». Quasi quasi sarebbe da ricoverare pure il dottore...

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