I ragazzi Asperger a teatro raccontano chi sono i veri eroi

Tanti applausi alle due serate del "Gerolamo" per lo spettacolo scritto da Alice De André che ha preparato i neo attori al debutto

I ragazzi Asperger a teatro raccontano chi sono i veri eroi
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Le luci si accendono sulle note di Heroes di David Bowie. Take me Aut, l'eroe che è in me, è andato in scena al Gerolamo il 6 e 7 giugno e il direttore artistico Piero Colaprico ha già anticipato che lo riproporrà. I 10 attori si offrono agli applausi. Il pubblico si alza in piedi, «bravi» urlano. Il bagno di folla prosegue, un rituale da attori consumati che li gratifica, si capisce dai sorrisi. Bravi, sì. Pensare che qualche tempo fa qualcuno di loro sarebbe stato disposto a scalare l'Everest pur di non esibirsi davanti a tanta gente. Ma l'ombra è accanto a ciascuno, ci hanno mostrato, e si diventa eroi quando la si accetta. Sono Javier Di Benedetto, Luigi Lotto, Tommaso Noci, Fabio Palpon, Beatrice Papa, Morgan Radice, Lara Ranieri, Mattia Scarpa, Fabio Valcarenghi, Riccardo Zangarini, i ventenni della Fondazione «Un futuro per l'Asperger» al loro debutto in teatro: capitanati dalla regista Alice De Andrè che è anche attrice e autrice e aveva una grande motivazione nel portarli sulla scena. Il suo fratello più piccolo, affetto anche lui da Asperger, è cresciuto con lei. Il tema del viaggio dell'eroe è stato sviscerato, partendo dalle maschere. «Mi sento come Forrest Gump» ha esordito il primo. «Io sono Achille», «io Frodo che non può portare l'anello per voi». Ci si chiede come sarebbero stati i supereroi senza i loro superpoteri. Come ha vissuto davvero Batman? Tutta la vita a vendicare la morte dei genitori, «forse ha ucciso la sua vera identità nascosto sotto la maschera?».

«Sembra che non riesca a sentire il proprio cuore da quando è rimasto orfano», «o non vuole rivelarsi perché teme il giudizio?». E quando tocca ad Achille arriva anche una riflessione sulla morte. «La fine capita quando meno te lo aspetti, è tutto precario». «Se fosse stato più eroe non si sarebbe lasciato trascinare dall'ira, Achille ha passato la vita a reagire». Dopo aver rappresentato i supereroi, gli attori svelano i propri sogni. C'è chi vorrebbe fare la scrittrice, chi il disegnatore di fumetti, chi far ridere. Ma il cammino non è compiuto. Non prima di aver fatto i conti con se stessi. Sulle note di Thank you di Dido ci si libera dei propri fardelli: «Non ho più voglia di stare zitto (davanti al bullo) ma neppure provare rabbia». Oppure: «Smetterò di vivere la vita degli altri». E davanti a chi ti fa sentire un buono a nulla? «So di essere diverso, per questo unico».

Il finale è nella domanda: «Ditemi, quando

siete stati felici - chiede un attore - Signora del loggione, cosa le dà gioia?». Sul palco si balla, la musica è una risposta? Vuoi vedere che è un inganno credere che «qualcosa» ci renda felici. Ora loro lo sono. Felici.

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