Non è per buttarla sul moralistico. E non è neppure necessario avere nel portafogli un'immaginetta della Madonna di Pompei o una di san Domenico Savio per pensarla in una certa maniera. Gli è che chi è nato da queste parti del pianeta, e una volta, da piccolo, magari ha intravisto in una qualche chiesa quelle sette femmine laide, discinte, diabolicamente allupate e culone che trascinano in saecula saeculorum il carro di Satana, un'idea dei Sette Vizi Capitali ce l'ha. Roba brutta: roba di cui vergognarsi.
Roba che a noi, ai tempi del catechismo (ma anche adesso: provate a sintonizzarvi sul sito www.gesuemaria.it) ci faceva sudar freddo instillandoci quel sentimento di inadeguatezza, di colpa, di peccato da cui non ci siamo più ripresi. Da cui i decenni passati a pregare, senza molto successo, com'era nelle premesse, di non essere indotti in tentazione.
Finchè un bel giorno, ieri per la precisione (festa di santa Marianna), ecco una folgore che pur non arrivando dal Cielo fa lo stesso il suo effetto.
Succede questo: che i Sette Vizi Capitali non sono più quella roba che si diceva poc'anzi. Al contrario. Presi cum grano salis fanno addirittura bene. Stimolano l'intelligenza e la creatività, stemperano le pulsioni negative, incitano all'altruismo e producono una sensazione di benessere non paragonabile alla ricrescita dei capelli in un calvo ma quasi. Chi lo dice? Lo dice (precedendo di un paio di settimane lo scrivente, che ci stava arrivando per conto suo) uno psicologo dell'università di Melbourne, tal Simon Laham, che alla sua scoperta ha dedicato un libro, «The joy of Sin», la gioia del vizio, letteralmente.
Non che sia una gran tesi, intendiamoci. Anche l'arsenico, preso a piccole dosi, non fa male. Figuratevi tre bignè, per restare al capitolo Gola. Sicchè la vera scoperta è un'altra. E cioè che c'era semplicemente bisogno di un Forrest Gump che avesse il coraggio di dire ad alta voce quel che molti, magari confusamente, intuivano. Sia gloria dunque al dottor Laham, che giustamente si attende di cavare dal suo libro un mucchio non indifferente di palanche, attesa la lucrativa cognizione del dolore di chi - moltitudini - aveva la sensazione di essere un uomo senza qualità, un peccatore, uno sfigato, anche se si era laureato nei termini. E scopre ora, come una parte recondita dell'Io gli diceva, che era un fenomeno.
Del resto, chi non ha mai peccato di Superbia, Avarizia, Lussuria, Invidia, Gola, Ira, Accidia? Impropriamente chiamati peccati (in realtà ne sono la causa, come la miccia per la bomba) i vizi capitali secondo una vasta mole di ricerche presentata sul libro di Laham sono un toccasana. «Se si considerano questi cosiddetti peccati scientificamente, cosa che io faccio nel mio libro», scrive l'australiano, «si scopre che quei sette vizi possono addirittura farci bene».
Vediamo, dunque. La lussuria non cela allo sguardo «abissi sconvolgenti» (come credono gli ingenui di gesuemaria.it). Al contrario ci rende più intelligenti e creativi. E difatti alcuni psicologi evoluzionisti, spiega il dottor Laham, «sostengono che la lussuria ha giocato un ruolo nello sviluppo di molti degli aspetti più interessanti della natura umana: l'arte, la musica, il linguaggio...»
Anche la Gola («il più ignobile dei peccati», secondo l'altra scuola di pensiero citata) non è mica male. Basta darsi una regolata, per non cadere nell'obesità. Ma poi: si è mai visto che una fettina di Sacher una volta ogni tanto possa far male? Senza contare certi studi secondo cui mangiare dolci ben dispone nei confronti del prossimo.
E l'avarizia, il marchio d'infamia di Scrooge, il cattivo per eccellenza di Charles Dickens? Macchè: l'avidità può renderti più felice; l'idea del denaro induce una libidine da autosufficienza, invoglia a cimentarsi; e se i denari sono spesi saggiamente - viaggiando, leggendo e ascoltando musica - bè, vista così, come si fa a dire che l'avarizia è una cosa di cui vergognarsi? Vale lo stesso per l'accidia. Davvero vuol dire condannarsi «a un polveroso, gialliccio e stantio destino di romitaggio», come sostengono certi genuflessi passatisti? Vero il contrario, tuona da Melbourne il dottor Laham. Essere indolenti fa bene, dormire migliora memoria e creatività. Cazzeggiare stimola intuito e perspicacia, mentre bighellonare dispone all'altruismo.
Che manca? Manca l'invidia, gran fonte di motivazione, visto che confrontarci con gli altri ci aiuta a crescere e a diventare migliori.
Consigli: evitare il confronto con persone sbagliate o l'invidia per cose non alla nostra portata (così son bravi tutti, però, ndr). Anche l'orgoglio non è male, se non scade in arroganza e narcisismo.C'è solo una domanda, per il dottor Laham.
Senza vizi, e senza la speranza di dominarli, o di pentirsene il giorno dopo, che gusto c'è?
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