Sono state svelate, per la prima volta, le scritture «fantasma» che si celano sotto il testo della Divina Commedia vergata nel «manoscritto 1084» della Biblioteca Trivulziana di Milano: utili a ricostruire l'origine del codice quattrocentesco, probabilmente legata alla città di Napoli.
Questo «sottotesto» è stato interpretato grazie a innovative indagini multispettrali condotte nel corso della Summer School Intradams (Integrating Traditional and Digital Approaches in Manuscripts Studies) promossa dal Dipartimento di Studi storici dell'Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l'Università di Rochester, la Trivulziana e l'Archivio Storico Civico di Milano, la Biblioteca Ambrosiana, la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e l'Archivio Capitolare di Vercelli.
«Oltre la metà dei 248 fogli che compongono il manoscritto sono palinsesti, ossia sono stati scritti, cancellati e poi riscritti», ci spiega la paleografa Marta Mangini, che ha coordinato la Summer School insieme alla collega Marta Calleri e al medievista Giacomo Vignodelli. Si tratta di un fatto comune per i codici pergamenacei antichi: essendo la pergamena molto costosa veniva riutilizzata. Ma in questo caso la riscrittura si è trasformata in una traccia importante per gli studiosi. E soprattutto l'occasione di provare nuovi metodi di lavoro che possono aprire prospettive per la lettura di documenti sin ad ora illeggibili. Nel caso del «1084» La presenza di questi fogli riutilizzati «era nota fin dall'Ottocento», ma finora non si era mai riusciti a leggere le scritture palinseste - spiega al Giornale Giacomo Vignodelli - né a «usarle per ricostruire la genesi di questa copia della Divina Commedia». E ancora: «Sapevamo che nella prima metà del Quattrocento il codice era passato per le mani del cancelliere della Repubblica di Genova, Giorgio De Via, e che successivamente era stato acquistato da Galeazzo Crivelli, il primo a portare la stampa a Milano». Ora le scritture palinseste, finalmente decifrabili grazie a una fotoriproduzione ad altissima risoluzione con l'ausilio di luci multispettrali, danno indicazioni più precise sull'origine del volume. «La pergamena con cui è stato assemblato viene da atti notarili napoletani, da atti di corte o scritti in francese che ben corrispondono all'ambiente angioino».
Quindi il codice potrebbe essere stato scritto a Napoli o i fogli riciclati potrebbero essere stati portati da Napoli a Genova.Ma questi risultati sono solo una dimostrazione del potenziale di questi nuovi metodi di ricerca.
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