Igor Principe
«Credo di aver compiuto un atto di coraggio». Non esita neanche un attimo, Ida Di Benedetto, nel definire in quel modo la sua decisione di interpretare un personaggio complesso come quello di Fedra. Tra le diverse ragioni che lhanno spinta a cimentarvisi, un paio pesano più di altre. E non sono squisitamente artistiche.
«Amo il teatro classico e le sue figure estreme», spiega lattrice, che da domani al 22 dicembre porterà in scena al Teatro Carcano il dramma di Lucio Anneo Seneca. «Con due di esse, Medea e Clitennestra, mi sono già misurata in passato. Fedra è un passo in avanti verso un quellanalisi, anzi, direi vivisezione, che Greci e Latini hanno compiuto sullanimo umano elaborando personaggi straordinariamente complessi. Fedra esprime lirrazionale passione di una donna in un mondo dominato da una coerenza assoluta. È di unattualità che mi sconcerta».
Eccola, una delle due suddette ragioni. Che poi è lessenza di ogni classico. Tutto sta a capire dove stia quellattualità, ché il mondo contemporaneo tutto pare tranne che dominato da coerenza e razionalità. «Lattualità è proprio nella sua passione malata per Ippolito, figlio di suo marito Teseo - prosegue lattrice -. Un sentimento che esplode nel momento in cui lui la rifiuta, scintilla da cui si innesta una reazione a catena verso la tragedia finale. Interpretare questopera è come fare dieci sedute di psicanalisi: ti porta a capire che quando salta lequilibrio su cui si regge anche lamore, le conseguenze sono tremende. Quante storie di omicidi e suicidi, oggi, ci arrivano dalla stampa? E ancora ci interroghiamo sui meccanismi di quelle reazioni? Seneca ci ha detto secoli e secoli fa che non possiamo conoscerli a fondo. Ecco dovè lattualità di Fedra».
Diretta da Lorenzo Salvati e presentata nella versione di Edoardo Sanguineti, lopera è interpretata tra gli altri da Alberto di Stasio (Teseo) e Ruben Rigillo (Ippolito). La produce la stessa Di Benedetto attraverso la società Titania. Il che porta alla seconda delle ragioni di cui sopra.
«Proporre un testo in cui la parola ha un peso fondamentale è una sfida, in unepoca come questa - spiega lattrice -. Cè uno sconfinamento della peggior televisione anche nel teatro, e penso a quante star del piccolo schermo siano prese in prestito dal palcoscenico per fare pubblico. Cè un orientamento diffuso verso leggerezza e disimpegno, ma sotto il quale si nasconde ben altro».
Se parlassimo di politica e vivessimo negli anni Settanta, la chiameremmo maggioranza silenziosa.
«Siamo in giro con Fedra dai primi di ottobre e le sale, dal Quirino di Roma allultima in cui siamo stati, il Santa Chiara di Brescia, erano piene. Soprattutto di giovani, ed è questa la cosa che mi ha più sorpreso. Quindi smettiamola di dire che sono lontani dalla cultura, perché non è vero».
Le sale piene di ragazzi, insomma, sono la miglior ricompensa per unartista che attraverso questopera intende fare ciò che usualmente si definisce «teatro civile».
«Fedra educa i giovani - conclude - perché spinge ad avere coraggio. Regina circondata da protocolli e cerimoniali, rifiuta lo scettro e il potere per la libertà di affermare la sua passione e, al contempo, il suo dolore. Quando Lorenzo (Salveti, il regista, ndr) mi ha proposto di interpretarla, ho preso tempo. Ero a Parigi con un altro lavoro, Pupa; non potevo dedicarmi liberamente a un ruolo tanto impegnativo».
La complessità della figura di Fedra e le pieghe del testo di Seneca saranno oggetto di un incontro, sempre al Teatro Carcano (martedì 13 alle 17) al quale, oltre a Ida Di Benedetto, parteciperanno Dario Del Corno, Enrico Groppali, Ugo Ronfani e Giulio Bosetti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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