Le iene della privacy

In bocca resta l’amaro che sempre provoca la scoperta di verità sospettate eppure respinte, per carità di Patria o, forse, per viltà d’italiani «brava gente». I luoghi comuni sbiadiscono, non siamo proprio brava gente, un deputato su tre o si spara uno spinello, inalando a pieni polmoni fino a sentire il canto delle sirene cannabiche, oppure fiuta biancaneve, tanto per non far mancare l’obolo ai narcotrafficanti colombiani. Ma come? In Parlamento si discutono quelli che una volta si chiamavano i destini della Patria, presto si dovrà anche affrontare il capitolo scabroso di una Finanziaria devastante, ma a rappresentare i gridi di dolore e le speranze che da tante parti d’Italia si levano sono anche parlamentari «fatti», anzi «fattoni», perduti fra una smemoratezza e un tic, smarriti in visioni surreali come artisti maledetti che due secoli fa annegavano nell’assenzio. Ogni epoca, ammoniva il saggio Fernand Braudel, ha le sue droghe e, aggiungerei, i suoi politici. Ma la capacità contemplativa e il distacco di chi vede il fluire della storia nella prospettiva della «lunga durata» non sminuisce la nostra sofferenza civile di cittadini rattristati. Il moralismo è un compagno a volte petulante e fastidioso, ma guai a farne a meno.
Avremmo voluto che i rappresentanti della Nazione fossero un po’ meglio dei rappresentati. Le statistiche le conosciamo. Fumano e sniffano industriali e professionisti, uomini di spettacolo e cottimisti. Sì, si fanno di cocaina anche taluni dei leggendari muratori bergamaschi e bresciani, gente che ti alza un muro in due ore e si sostiene usando lo stimolante più propagandato dalla letteratura dei poveri di spirito e dalla cultura dei libertari d’accatto. Pare che si droghino in molti, tranne certi conservatori di ascendenza cafona, terragna o contadina che restano fedeli al vino, così molesto per il fegato.
Fustighiamoci, dunque, e crogioliamoci nell’idea che il Parlamento «di una volta» fosse un’altra cosa.
Ma che farne di questa notizia e dei suoi autori e propalatori? Ennio Flaiano in un memorabile articolo di tanti anni fa – che nessuno giustamente ricorda – prefigurava l’avvento delle «iene in redazione». Immaginava quei solerti spolpatori di carogne nella loro fortunata carriera giornalistica, che imparavano a posare le zampe sulle macchine da scrivere tenendo in bocca i lacerti delle notturne predazioni.
Lo scoop sui parlamentari drogati ci rattrista e ci fa riflettere, ma non ci piace e non ci convince il modo in cui è stato ottenuto. Va bene, quel metodo, per la giungla, non per una società civile. Un intervistatore che ti avvicina e, simulando il tic delle persone che sempre ti vogliono sistemare un bottone o togliere un pilucco dalla giacca, ti passano un tampone sulla fronte, sulle guance sudate e poi arrivano a determinare in Dna degli zii che non hai conosciuto e anche l’abitudine di tenerti su non con il peperoncino, ma coi derivati del papavero. Viviamo in un mondo di spioni e di spiati, ci ascoltano e registrano quando confidiamo le pene d’amore a una signora refrattaria, quando diamo l’ordine di acquistare un’azione destinata a sicuro deprezzamento, quando confidiamo di preferire il Cavaliere al mesto Professore. Ci spiano sempre e il fatto che qualcuno si dedichi a indagare sugli uomini della nostra invidia e dei nostri risentimenti – legittimi in democrazia – non ci consente di assolvere il metodo e lo spirito dell’investigazione. Lo Stato moderno è il trionfo dell’invasività e del controllo sui singoli, guai se allo sforzo di tutti coloro che ci controllano «per doveri d’istituto» dovessero unirsi i dilettanti all’assalto. Non sia mai detto che ti offrono un gelato solo per stabilire, dall’esame del cucchiaino, con chi vai a letto. Devono essere rispettati spazi di riservatezza, che è parola più bella e impegnativa di privacy. Siamo consapevoli del fatto che i parlamentari rappresentino in tutto e per tutto il popolo che li ha eletti, ma siamo sicuri che le iene abbiano seguito un criterio scientifico nella determinazione del campione? Magari hanno “testato” personaggi già indicati dalla voce pubblica – siamo il Paese dei segreti di Pulcinella – come drogati. Anche se la statistica dovesse scendere di tre o quattro punti, siamo rattristati egualmente.

Ma non possiamo assolvere certi metodi di indagine. I parlamentari sono il nostro specchio politico, battiamoci il petto insieme – per le canne e la cocaina e per averli eletti – ma non lasciamo che il metodo delle iene condizioni la nostra vita.

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