Immigrati, passaporti falsi e adozioni illecite: sgominata una vasta organizzazione a Roma

Traffico di bambini e cittadini stranieri fra Roma, Milano, Napoli e Cosenza: scoperto un vasto giro di passaporti e permessi di soggiorno falsi. Nove le persone arrestate (tutte somale, eritree e italo-eritree), 27 quelle indagate e 18 denunciate a piede libero

Immigrati, passaporti falsi e adozioni illecite: 
sgominata una vasta organizzazione a Roma

Traffico di bambini e cittadini stranieri fra Roma, Milano, Napoli e Cosenza. Un ristorante della capitale trasformato in tipografia clandestina, un bar e due agenzie di viaggi in zona Termini, invece, usate dall'organizzazione criminale come copertura. Nove le persone arrestate (tutte somale, eritree e italo-eritree), ventisette quelle indagate e diciotto denunciate a piede libero per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

I carabinieri di Roma da oltre un anno stavano lavorando per scoprire un vasto giro di passaporti e permessi di soggiorno falsi. Quasi tutti prodotti per nord-africani che, passando per l’Italia, venivano poi dirottati in vari Paesi del Nord Europa e dell’America Settentrionale: Regno Unito, Finlandia, Svezia, Danimarca e Canada. Dalla stazione di Porta Cavalleggeri, San Pietro, l’indagine si allarga a macchia d’olio passando per le cosche calabresi in parte trapiantate in Lombardia, per famiglie di napoletani in odor di camorra in Campania e faccendieri romani nel Lazio. Intercettazioni e pedinamenti al cardiopalmo, alla fine, ottengono le prove chieste dai pm capitolini Leonardo Frisani e Barbara Zuin i quali, a loro volta, chiedono e ottengono dal gip, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma Paola Della Monica, le ordinanze di custodia cautelare in carcere.

Questa mattina, alle prime luci dell’alba, scatta la fase finale dell’operazione “Piccoli Angeli”. "Ancora non siamo in grado di escludere - spiega il maggiore dei carabinieri Gabriele De Pascalis, comandante della compagnia San Pietro - che dietro l’espatrio di minori possano esserci state adozioni illegali". A impedire di scrivere la parola fine sull’inchiesta, dunque, i falsi passaporti recuperati con le foto di bimbi senza nome fra i due e i sei anni di età da tempo emigrati altrove. Tra i 15 e i 20mila euro la somma chiesta per un "passaggio" dal Continente nero all’Europa, compreso il denaro necessario per i documenti "puliti", necessari per oltrepassare le frontiere mediterranee. "La banda di trafficanti - spiegano ancora gli inquirenti - con a capo un immigrato proveniente dall’Eritrea, Tesfai, e il suo braccio destro, Sayd soprannominato 'il dottore', aveva un giro di affari, tenendo conto solo dell’ultimo anno, stimato in almeno due milioni di euro".

Mille gli espedienti utilizzati per mettere in regola gli stranieri. Fra questi veri matrimoni con pensionati o persone indigenti, disposti persino a giurare il falso (alcuni sono risultati sposati cinque volte) pur di accaparrarsi mille o duemila euro di compenso. Una volta fuori dal Municipio lo sposo o la sposa venivano trasferiti in luoghi sicuri fino al giorno della partenza per la destinazione scelta. Una vera e propria holding che fabbricava carte e timbri falsi appoggiandosi a insospettabili attività ben impiantate nella capitale. Lo stesso capo della gang, Sayd, aveva scelto l’ombra del "Cupolone" per garantirsi l’immunità. Ma non è andata così.

I militari del Comando Provinciale di Roma gli sono stati alle calcagna per 12 mesi, ricostruendo le rotte della disperazione fino al momento giusto per intervenire. Come da copione, il blitz e le perquisizioni scattano alle prime luci del giorno nelle quattro regioni italiane, quando nessuno degli arrestati avrebbe potuto reagire, magari distruggendo prove. Secondo la ricostruzione degli investigatori, diversi i ruoli rivestiti dai vari componenti della banda su più livelli: alcuni incaricati di produrre e fornire documenti "taroccati", altri nel ruolo di finanziatori per le attività di produzione degli stessi. Altri ancora con il compito di far da mediatori-procacciatori, ovvero mettere in contatto gli aspiranti immigrati e la stessa organizzazione.

Infine coloro ai quali veniva affidato l’incarico di scovare le “dolci metà”, persone disposte a contrarre matrimoni fittizi per consentire al partner l’acquisizione della cittadinanza italiana. Fra i sequestri effettuati quello del ristorante romano in cui sono state rinvenuti passaporti e carte d’identità pronti per essere stampati.

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