Impazzire per gli animali? È tutto scritto nel nostro Dna

Ricerca dell'università di Edimburgo: la passione per le bestie è in un gene che produce l'ormone dell'ossitocina

Impazzire per gli animali? È tutto scritto nel nostro Dna

Ti sdilinquisci davanti a un cucciolo di gatto che gioca con un tappo di sughero, quando sei al parco e vedi un cane non riesci a trattenerti dal salutarlo e se risponde fargli le feste, chiami gli amici e fai subito una foto quando un pettirosso si posa sul tuo davanzale? Bene, vuol dire che sei un amante degli animali. E di sicuro non ti manca l'ossitocina, Questione di geni.

La scoperta viene da uno studio dell'Università di Edimburgo pubblicato sulla rivista Animals che ha individuato una differenza genetica nelle persone che mostrano una maggiore compassione verso gli animali. Si tratta di un gene che produce un ormone chiamato ossitocina, anche detto ormone dell'amore, che da tempo è noto giocare un ruolo importante nel promuovere i legami sociali tra gli individui, nell'innamoramento e nel rapporto sessuale ed è fondamentale durante il parto e nel rafforzare il legame tra mamma e neonato. Questa è però la prima volta che viene legato anche alle relazioni tra persone e animali.

Gli esperti del Roslin Institute e del Scotland's Rural College (SRUC) hanno analizzato il DNA di 161 studenti volontari, ai quali è stato anche chiesto di compilare un questionario per valutare la loro empatia nei confronti degli animali.

I ricercatori hanno scoperto che quelli che mostravano la più grande compassione per gli animali avevano una versione specifica del gene che regola l'ossitocina. Non solo. Hanno anche scoperto che le donne rispondevano più positivamente agli animali rispetto agli uomini, e che tra i più «empatici» verso gli amici a quattro zampe c'erano anche coloro che lavoravano in una professione legata alla cura degli animali (e che evidentemente si sono scelti il lavoro giusto).

Da tempo si sa che gli atteggiamenti delle persone nei confronti degli animali sono influenzati da molteplici fattori sociali, come le esperienze nei primi anni di vita, i tratti della personalità e finanche le credenze religiose. Questa è però la prima volta che gli scienziati hanno dimostrato che anche la genetica fa la sua parte. Un fatto che può fare considerare la questione dei rapporti tra uomo e animale sotto prospettive diverse che in passato.

«Questa ricerca è solo l'inizio, ma speriamo che queste scoperte possano aiutarci a elaborare strategie per contribuire a migliorare il benessere degli animali in tutto il Regno Unito» ha detto il Professor Alistair Lawrence del Roslin Institute & SRUC.

In fondo si tratta di una costola dell'annoso e interminabile dibattito tra determinismo genetico e influenza dell'ambiente, nel quale non abbiamo intenzione di addentrarci. Sta di fatto che il mondo sarebbe proprio diviso in due: tra chi ama gli animali e sente trasporto ed empatia verso di loro, e chi semplicemente non se ne cura, ignorandoli come fossero un altro pianeta nel quale è possibile ed anzi augurabile non addentrarsi.

Altre ricerche del resto hanno evidenziato come chi prova un sentimento di affetto verso gli animali, spesso arrivando ad accoglierne uno o più in casa sua, è anche più sensibile alla natura e preoccupato per le minacce alle quale è quotidianamente sottoposta. E vede proprio nel rapporto con un animale un modo per riconnettersi con quel mondo naturale che, per molti di noi circondati dal cemento nelle città, risulta sempre più difficile ed elusivo.

Ma in

fondo la ricerca ci dice anche un'altra cosa: che l'amore o quanto meno il rispetto per gli animali è un sentimento universale e non una moda o una passeggera di una società un po' malata di ostentazione, o di solitudine.

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