"Impiegata troppo pignola" Licenziata in tronco a Bolzano

Non succede solo ai fannulloni. La giustificazione della provincia di Bolzano: "Impedisce il gioco di squadra". Lei: "È assurdo, da quando fare bene il proprio lavoro è diventata una colpa?"

"Impiegata troppo pignola" 
Licenziata in tronco a Bolzano

Fannulloni, state all’occhio. Ma anche voi, stakanovisti a sfondo narcisistico, drizzate le orecchie. Soprattutto se avete l’abitudine di lavorare con «eccessiva pignoleria». Sappiate infatti che un perfezionismo esasperato può - addirittura - essere giusta causa di licenziamento. Per informazioni chiedere all’economa della scuola professionale di Bolzano che ha ricevuto il benservito dalla Provincia con un argomento dal profilo «sportivo»: «Il suo modo di fare impedisce il gioco di squadra». Sembra il ritratto di Recoba fatto, all’epoca, da mister Mancini; invece è la motivazione che ha spinto l’ente altoatesino a privarsi della troppo efficiente impiegata, alias «Signora faccio-tutto-io».

La malcapitata ha un nome e un cognome, ma ci tiene a non esporsi («Parlerò solo al processuale. Ma da quando lavorare bene è diventata una colpa?»). La storia - nei suoi aspetti salienti - l’ha raccontata ieri il quotidiano Alto Adige, titolando: «È troppo pignola: la Provincia la licenzia». Al momento non si sa se la Signora faccio-tutto-io sia sposata o no, e se abbia figli; non è un particolare da poco: marito e prole potrebbero infatti essere dei testimoni preziosi per verificare se la dipendente - oltre ad essere una meticolosa travet - è pure una puntigliosa moglie e mamma. Una di quelle meravigliose donne di casa che raccomanda mille volte al giorno: «mettiti la maglia di lana», «non tornare tardi», «guida piano», «attraversa sulle strisce», «non parlare con gli estranei» e via scocciando. Ma se rimane vago il tasso di cavillosità in ambito familiare, nessun dubbio sussiste sull’indice di sofisticheria che ha caratterizzato dal 1987 il ménage professionale della Signora faccio-tutto-io. Una dedizione che le è costata cara: la Provincia di Bolzano l’ha infatti mandata a casa per l’acclarata «incapacità di operare in team». Il provvedimento, già impugnato con un ricorso d'urgenza, è stato avviato con due lettere e si è concluso con un licenziamento con preavviso a decorrere dal primo dicembre 2008. La direttrice dell’istituto va giù duro: «La presenza della donna è fonte di conflitto, essendo la sua eccessiva precisione d'ostacolo per il buon funzionamento della struttura».

La Provincia aggiunge il carico da 90: «La collaborazione non risulta più possibile sussistendo gravi problemi fra la dipendente e il corpo insegnante, il personale amministrativo e il personale addetto alle pulizie». Da qui l’idea di spazzarla via.

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