Milano Il rilancio dell'economia passa dalle opere pubbliche. Lo sa bene l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che grazie alla legge Obiettivo del 2001 rimise in piedi dozzine di grandi cantieri fermi per colpa della burocrazia. E lo sa ancora meglio anche Impregilo, la società leader mondiale delle grandi opere a cui spettano circa 900 milioni di euro di penali perché il governo guidato da Mario Monti ha deciso di non costruire più il Ponte sullo Stretto, opera che invece il governo Berlusconi aveva messo in cima alla lista delle cose da fare. «Siamo disponibili a rinunciare alle penali per il risarcimento dei danni, dopo la cancellazione del contratto, in caso di realizzazione dell'opera. Spero, mi auguro che Renzi riapra il dossier», ha detto a margine dell'assemblea degli azionisti il numero uno del gruppo Pietro Salini, in risposta alle indiscrezioni circolate sui giornali. «Il Ponte sullo Stretto sarebbe una vetrina per il mondo intero, significherebbe far vedere cosa è capace di fare l'industria italiana - ha spiegato Salini - ci piacerebbe che questo progetto, insieme agli altri, potesse essere all'attenzione del governo. Mettere in moto l'occupazione significa fare le cose concretamente». Al danno si aggiungerebbe anche la beffa perché secondo Impregilo rinunciare al Ponte per lo Stato significa perdere un gettito fiscale potenziale da 4,5 miliardi dagli oltre 40mila posti di lavoro che si creerebbero.
Il destino del contenzioso in corso è segnato. Lo Stato deve pagare perché non ha onorato gli accordi, perché Monti ha deciso così. Più che una scelta legittima è l'ennesimo frutto amaro del governo tecnico. Uno scherzetto per le casse dello Stato che, ironia della sorte, rischia di costare più o meno quanto spenderebbe il governo per fare il Ponte, visto che il contributo pubblico per la maxi opera - che sarebbe realizzata al 90% da capitale privato - è di appena 1,5 miliardi. Ma l'apertura di Impregilo ha anche un valore «politico»: il senso del messaggio è che l'azienda non vuole più scappare dall'Italia come aveva minacciato nei giorni scorsi di voler fare, spostando la sede legale all'estero, ma vuole lavorare per costruire un Paese migliore.
L'ex ministro dei Lavori pubblici del governo Berlusconi, Altero Matteoli è tra i primi a raccogliere l'invito: «Da Salini proposta seria e generosa, il governo ne approfitti per rimediare a un madornale errore di Monti, contribuire alla crescita del Sud e dare senso
compiuto al corridoio europeo Helsinki-La Valletta. Nel 2008 il governo Berlusconi tolse il manufatto dal limbo in cui lo aveva cacciato Prodi, allo stesso modo è possibile riprendere il lavoro da dove lo avevamo lasciato noi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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