Le imprese dei liguri alle Olimpiadi

Le imprese dei  liguri alle Olimpiadi

«Dopo nove minuti di lotta, a un minuto dalla fine dell'incontro, il dottore dell'organizzazione mi fermò: Basta, non puoi continuare. Avevo la medaglia d'oro in tasca, mi dovetti accontentare di quella di bronzo perché mi ero strappato il polpaccio. Io sarei andato anche avanti, il mio allenatore Baldo Nizzola mi ripeteva che era un'occasione unica, ma non fu possibile. Mi dovetti ritirare a seguito dell'intervento medico. Fu una beffa atroce: per portare a casa l'oro in quella finale contro l'atleta bulgaro, il meno forte di tutti quelli che avevo già battuto, mi sarebbe bastato il pari».
Giuseppe Bognanni (detto «Pino») è uno dei quarantasette atleti liguri che sabato mattina al teatro della Gioventù verranno premiati dal Coni Liguria per aver preso parte alle tre edizioni olimpiche di Tokyo '64, Messico '68 e Monaco '72.
È la seconda puntata di quella «operazione nostalgia» avviata più di un anno fa dal comitato regionale del Coni, con lo scopo di celebrare le imprese di tutti i liguri che si sono messi in luce nelle prime sette edizioni olimpiche, dal 1936 (Berlino) al 1960 (Roma).
Adesso si riparte da Tokyo '64, dalla fantastica impresa del marciatore istriano Abdon Pamich vittorioso nella 50 Km di marcia, quattro anni dopo aver solo sfiorato il primo posto ai giochi di Roma, e dall'oro di Giuseppe Ravano nel concorso a squadre di equitazione.
Dopo Tokyo, Città del Messico col bronzo del pugile spezzino Giorgio Bambini nella categoria pesi massimi e le prime avvisaglie di un mondo che stava cambiando velocemente. Se in Messico il villaggio olimpico era stato solo sfiorato dalla notizia dei duecento morti in piazza delle Tre Culture, a Monaco'72 lo sport deve inchinarsi al terrorismo.
«Nel secondo incontro avrei dovuto sfidare un lottatore israeliano: venne ucciso come molti altri suoi compagni…», ricorda Giuseppe «Pino» Bognanni.
Insieme a lui sabato mattina sul palco salirà un nutrito gruppo di atleti (pallanuotisti, pugili, velisti, ginnasti, schermidori), nati o cresciuti nella nostra regione oppure tesserati per una società ligure, come il pallanuotista Gianni Lonzi, stella del Camogli e del Recco.
«Con questa iniziativa, resa possibile dal lavoro di ricerca di persone come Giuseppe Barontini e Gianni Lastrico, - conclude Luciano Cucchia, presidente del Coni Liguria - vogliamo riportare alla luce le storie e le imprese dei liguri che primeggiarono ai giochi olimpici. Troppo spesso ci dimentichiamo di quello che siamo stati».


Quasi tutti i «veterani» liguri hanno risposto all'invito del Coni, da Abdon Pamich a Eraldo Pizzo, da Bruno Arcari, fino a Enzo Barlocco, Alberto Alberani, Giuseppe Ravano, Carlo Croce e Franco Sibello, il papà di Piero e Gianfranco, i due velisti nati ad Alassio, finiti quarti (tra mille polemiche) alle ultime olimpiadi.
Oltre agli atleti, il Coni premierà anche tecnici, giudici, arbitri e i giornalisti che presero parte a queste edizioni olimpiche: Beppe Barnao, Sandro Castellano e Alfredo Provenzali.

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