IMPUDENZA (ANTI)DEMOCRATICA

C’è nel comportamento sfacciato, nel linguaggio auto assolutorio, nell’uso scandaloso della doppia morale, nel rifiuto incancrenito di assunzione di responsabilità, c’è nella sinistra italiana e segnatamente nel cosiddetto Partito Democratico, anzi nelle sue sparse frattaglie, qualcosa di così irragionevole, presuntuoso, irritante, che non possiamo ascriverlo solo a forma estrema di autodifesa, a tattica consapevole di attacco violento dell’avversario, ma dobbiamo bollarlo come profondo e pericoloso sentimento anti italiano e anti democratico. Gli sta scoppiando lo scandalo della sanità pugliese in mezzo ai piedi, la pubblica accusa ipotizza con forza un intreccio mafioso tra politica e affari? Figuriamoci, loro sono tranquilli, non si capisce di che, come dice Massimo D’Alema inarcando il baffo sdegnato, oppure denunciano una barbarie senza fine, non si capisce di chi, come sostiene l’indignato Nichi Vendola. Non basta, perché all’impudenza di quelli che fanno i moralisti solo a spese degli altri non c’è limite. Il Pd non trova di meglio che convocare Silvio Berlusconi in Parlamento sulle escort perché «i comportamenti del Cavaliere e capo del governo violano alcuni articoli della Costituzione, a cominciare dall’articolo 54, nel quale si stabilisce che i cittadini a cui sono affidate funzioni pubbliche hanno “il dovere di adempierle con disciplina e onore”. E poiché “gli italiani e le italiane hanno appreso da servizi fotografici, interviste e dichiarazioni mai smentite” degli incontri e delle feste “con giovani donne anche minorenni che ricevevano in cambio denaro e promesse di promozione professionali” o di seggi nelle istituzioni e tutto questo si chiama “sistema di scambio tra relazioni sessuali, denaro, potere che ha il suo epicentro nel presidente del Consiglio”, sarebbe il caso che lo stesso premier offra chiarimenti».
Avete capito dove può arrivare l’impudenza? Arriva a fingere ancora una volta che il capo del governo debba rispondere di qualcosa per cui è stato abbondantemente diffamato ma mai incriminato, mentre loro, i simpatici parlamentari del Pd, coinvolti in scandalo di finanziamento illegale e corruzione, non si sentono di rispondere di niente. Che i primi firmatari della sconcertante iniziativa siano donne, vi risparmio l’elenco di solite note e qualche ignota, rattrista ancora di più. Davvero le elette di un partito in estinzione da cannibalismo non hanno problemi più seri dei quali correre a occuparsi? No, è l’antica pretesa di superiorità a prevalere, è una pratica antica, potremmo definirla di tradizione leninista, ma il suo perfezionatore fu il molto compianto e altrettanto sopravvalutato come modernizzatore, Enrico Berlinguer. La regola è semplice e diabolica: se ruba uno dei tuoi avversari, è l’intero partito, sistema, governo, ad essere corrotto, se succede a loro resta un episodio personale, al quale opporre sdegno presunto, e scandalo per chi dovesse supporre che il problema è politico e collettivo. Se gli indagati sono gli avversari, hanno già in mano la condanna di tre gradi, se sono loro, invocano il garantismo come una sacra icona. Non è forse così che in un batter di mani compiaciuto si sono liberati del proprio pesante nome cancellato dalla storia democratica, comunista, limitandosi a cambiarlo senza pensieri? Non è forse un pesante passo indietro nel processo di un qualche riformismo che Massimo D’Alema intende fare, insieme alla sua spalla, Bersani, per riprendersi un pezzetto di potere? Loro invece, parlamentari donne e uomini, si occupano della vita privata di Silvio Berlusconi.
Sarà bene allora ricordare a loro e a noi su che cosa si sta indagando.
Secondo il Pm in Puglia c’è stato un «patto criminale» fra imprenditori e politici, dal quale i partiti al governo, il centro-sinistra, comprese le liste del neo fiammante rieletto sindaco, Emiliano, dalemiano anche lui, almeno fino all’altroieri, avrebbero ottenuto illeciti finanziamenti da alcuni grossi industriali del settore sanitario, beneficati da appalti per milioni di euro, che tornavano poi in parte ai partiti in una partita di giro. Ai responsabili dei partiti inquisiti sono stati consegnati, prima della perquisizione dei carabinieri per acquisire i bilanci dal 2005 a oggi, gli anni della giunta Vendola, atti che ipotizzano l’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, la concussione, il falso, la truffa, il voto di scambio e il finanziamento illecito, con la non lieve aggravante di associazione mafiosa, vista la frequentazione che risulta dalle intercettazioni di alcuni indagati con esponenti della Sacra corona unita, la mafia pugliese. Secondo la pubblica accusa l’ex assessore pugliese alla Sanità, Alberto Tedesco, ora senatore del Pd, dalemiano, aveva nel sodalizio criminoso «il ruolo di vertice» mentre il suo collaboratore Mario Malcangi era il collegamento tra Tedesco e il mondo imprenditoriale, ed era incaricato di tessere «i contatti e a portare a compimento gli interessi del sodalizio». È scritto nel decreto di perquisizione.

Attendiamo le prove delle accuse, certo è che Nichi Vendola si è affrettato un mese fa a eliminare tutti i sospetti, rimpastando la giunta. Certo è che ci hanno deviato per un paio di mesi almeno sulle D’Addario, e hanno cercato di fermare il magistrato accusatore. Era il filone dello schermo, gli è andata male stavolta.

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