Indignati senza memoria: sputi a Pannella

A Roma l’ottantenne leader radicale insultato dalla piazza. E dagli intellettuali impegnati nessuna reazione. Guarda il video

Indignati senza memoria: sputi a Pannella

«Bastardo», «venduto», «buffone», «vecchio schifoso» e sputi, grida, uova marce sul viso, livore, ignoranza. Questi sono gli indignati. Non hanno rispetto neppure per il volto di un ottantenne, uno che a questo straccio d’Italia ha regalato una vita di battaglie civili, uno che la casta, la partitocrazia, l’ha combattuta quasi da solo, senza bandiere, senza mandrie ruminanti dietro la moda del tempo.

Marco Pannella sta in piazza, attraversa il corpo degli indignados, con la sua faccia di sempre, i capelli bianchi e la coda di cavallo. C’è un video che racconta tutto. A vederlo, così, il giorno dopo è come una ferita. Quello che accade fa schifo. Non è questa l’Italia migliore. Non questi qui. Non questa gente. Pannella sorride. Chi più di lui ha il diritto di manifestare contro tutte le caste? Quasi non capisce quello che si trova intorno. Ci sono vecchi senza memoria e giovani arroganti. Lo circondano, lo insultano, lo cacciano, a un certo punto arriva uno con le tempie brizzolate e il cranio calvo, in giacca, jeans e un impermeabile bianco sulla spalla, si avvicina e passando sputa a tradimento verso gli occhiali di Pannella: «Non voglio stare vicino a questa carogna. Stronzo, pezzo di merda». E sputa ancora, con l’occhio cattivo, sdegnato se ne va, fiero del suo gesto. Pannella gli ride alle spalle, lo applaude: «Bravo, bravo».

Ogni passo tra la folla è una bestemmia contro di lui. Alcuni lo affrontano con gli occhi avvelenati: «Non ti vogliamo qui, vattene. Bastardo. Vecchio maiale». È il coro di una massa che non sa quello che dice. È il lato pacifico dei black bloc. Quelli in nero spaccano vetrine e lanciano molotov e estintori. Questi vomitano violenza verbale, intolleranza, brandelli di ideologia spappolata. Nessuno di loro sa chi sia Voltaire. Chi solo vagamente non la pensa come loro va messo alla gogna. È quello che hanno fatto.

Il peccato di Pannella e dei radicali è noto. Ci ha pensato Rosi Bindi a denunciarli alla santa inquisizione delle masse indignate. Quelli che sputano in faccia a Marco sono i suoi cloni. I radicali il giorno della fiducia non hanno scelto l’Aventino. Sono entrati in aula, alla Camera, perché credono nel valore della democrazia. Sono andati e hanno votato contro Berlusconi. Non sono d’accordo con lui. Non condividono le sue scelte di governo. Fanno opposizione come si fa in tutti i Parlamenti del mondo. Non hanno bisogno di demonizzare l’avversario per fare politica. Tutto questo, però, agli indignati e a quelli come la Bindi non basta. Ma loro non capiranno mai uno come Pannella. Marco non si accontenta di far cadere un governo perché manca il numero legale. Le sue battaglie non hanno bisogno di finzioni. Pannella ha combattuto sempre viso a viso, con le parole, denunciando i ladri di verità, con lunghi monologhi circolari, pieni di incisi e parabole, accalorate o arruffate, lucide o metafisiche, con la fame e la sete, spogliandosi quando serviva di qualsiasi dignità, ma sempre rispettando l’altro da sé. Ha combattuto la Chiesa senza mai bestemmiarla. Ha combattuto i ladri senza la forca. Ha combattuto i regimi assassini senza violenza. Ha visto quello che gli altri fingevano di non vedere, e lo ha denunciato quando quelli che oggi si indignano in piazza si spartivano favori e poteri. Pannella per dire no a Berlusconi non ha bisogno di andare in bagno. Eppure tutta questa gente continuava a urlargli «venduto», «vai a prenderti il bonifico», «sono ottant’anni che campi con la politica». È vero. Pannella campa di politica. Senza politica forse sarebbe già morto. Ma non ha mai avuto bisogno di farsi una banca.

Non hai visto nessuno indignato per gli sputi in faccia a Pannella. Non hai sentito scrittori illuminati, giornalisti incazzati, comici vestiti da Savonarola, profeti savianeschi, opinionisti stizzosi, intellettuali stanchi, futuristi apocalittici, teatranti in occupazione, neppure uno straccio di generazione Trenta-Quarantenni. Niente.

Dove cacchio siete? Non scandalizzatevi allora se tutto quello che resta di una giornata da indignati è lo sfregio nero dei black bloc. L’immagine di questa «stagione civile» sono gli sputi sul volto a un signore di ottant’anni che in vita sua non ha mai odiato nessuno.

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