Marianna Bartoccelli
da Roma
Stavolta a mettersi di trasverso è il partito di Di Pietro. Arrivato (per lennesima volta) sulla soglia della Camera, il decreto che dovrebbe dare il via al famoso «gesto di clemenza» chiesto ripetutamente da Papa Wojtyla e dalla Cei trova stavolta come ostacolo lItalia dei Valori e parte del Pdci. Mastella, come primo gesto del suo ministero, ha infatti proposto un decreto sganciato dallamnistia, e questa è stata una tappa in direzione dellapprovazione dellindulto, includendo anche i reati finanziari e societari.
Per farla breve stavolta lindulto (diversamente dalle volte precedenti dove la Cdl puntava di più sullamnistia) favorirebbe oltre a circa 13mila detenuti, anche Cesare Previti, il deputato di Forza Italia agli arresti domiciliari. E a questo Di Pietro dice no. Anzi attacca la sua coalizione, sostenendo che «neanche la Cdl arrivò a tanto». «Questo indulto non lo voterò mai, mi vengano incontro o la corda si spezza», ribadisce. E spiegando che il programma dellUnione prevede una riforma complessiva e non un solo gesto, minaccia le dimissioni. «Voglio un confronto serio sulla giustizia», ripete ormai da giorni.
La risposta arriva dal capogruppo del partito del Guardasigilli, Mauro Fabris che spiega a Di Pietro che il problema principale, se si vuole realmente approvare lindulto, da oggi allesame della Camera, è trovare il consenso necessario, che è dei due terzi del Parlamento. «Sull'indulto, dopo tanto discutere, occorrono grande chiarezza, non ipocriti distinguo, e tempi parlamentari rapidi», afferma Fabris, che evidenzia che «lUnione non ha i numeri per farlo approvare da sola». E il capogruppo dellUdeur spiega che alcuni partiti della Cdl voteranno la legge solo «ad alcune condizioni». «Se le accettiamo passa - ribatte a quelli della sua parte politica che non ci stanno - altrimenti dobbiamo avere la consapevolezza di avere affossato, noi e non altri, latto di clemenza, con tutto quello che ne può conseguire». A chiedere di prestare attenzione alle richieste di Di Pietro i parlamentari del Pdci. «Che senso ha - si chiede leuroparlamentare dei Comunisti italiani Marco Rizzo - procedere all'approvazione, senza apportare significativi miglioramenti e con l'ostruzionismo di una forza che sostiene Prodi e il suo governo, come l'Italia dei Valori, di un testo che presenta alcuni paradossi?». Mentre il verde Paolo Cento, sottosegretario allEconomia sottolinea limportanza dellapprovazione dell'indulto di tre anni, che considera «una scelta di civiltà».
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