Un inedito T.S. Eliot si confronta con Dio e con la fede

Una lunga corrispondenza mai pubblicata del poeta inglese sarà messa all'asta a Londra. Nelle lettere, scritte fra il 1930 e il 1964 a un prete anglicano, il premio Nobel avanza molte riflessioni esistenziali e religiose. Con qualche feroce giudizio sui colleghi scrittori...

Un Nobel degno di «fede». Una lunga e vasta corrispondenza inedita del poeta e drammaturgo inglese Thomas Stearns Eliot (1888-1965), ricca di riflessioni esistenziali e religiose, dove compare anche «un senso di imminente pericolo», sarà messa all'asta oggi da Christie's a Londra con una stima di 30.000 sterline (circa 37.000 euro). Si tratta di una raccolta di 74 lettere dattiloscritte e di due autografe, tutte firmate, che Eliot spedì al reverendo Geoffrey Curtis, un prete anglicano di Londra, in un arco di tempo che va dal 17 giugno 1930 al 31 luglio 1964. A una delle missive è allegata una copia a carbone dattiloscritta di un abbozzo del poema «The Cultivation of Christmas Trees»', con aggiunte a mano dell'autore, premio Nobel della Letteratura nel 1948. Complessivamente la collezione epistolare è composta da 92 pagine.
La corrispondenza di Eliot affronta numerose questioni di poetica di letteratura, ma soprattutto si sofferma su temi di religione. Scrivendo al reverendo Curtis, l'autore di «La terra desolata» e «Assassinio nella cattedrale» tocca continuamente argomenti religiosi, sia per chiedere consigli sui suoi libri sia giudizi e pareri sulle sue convinzioni cristiane. Le lettere dell'autore dei «Quattro quartetti» sono scritte con la massima franchezza: «Un anglicano del mio tipo è permanentemente sull'orlo di un viaggio romano», diceva, ad esempio, Eliot della sua fede attratta dal cattolicesimo romano. «Qualche volta sono attratto dalla potenza dell'eredità calvinista», aggiungeva in un'altra missiva, sottolineando le sue incertezze sulla fede cristiana migliore da praticare.
«Io sono molto più credente di altri nell'influenza degli spiriti», affermava ancora. In una lettera del 1949, l'anno successivo la conquista del Nobel, Eliot parlava dei suoi «esercizi spirituali», che erano all'epoca «assolutamente essenziali» per lui, soprattutto per preservare la sua sanità mentale da «inquietanti ombre di tristezza». Il poeta alludeva agli istinti suicidi che aveva coltivato dopo la morte della moglie Vivien nel 1947, che aveva fatto ricoverare un decennio prima in una clinica per malati di mente e da cui si era separato.
Altre lettere della corrispondeva inedita vedono T.S. Eliot intento a replicare alle osservazioni mosse dal reverendo Curtis alla sua opera «Cori da La Rocca» e ai suoi primi poemi dei «Quattro quartetti», che aveva sottoposto al suo preventivo parere. Dalla raccolta epistolare si comprende che il prete anglicano incoraggiava i progetti letterari di Eliot, al quale non mancava anche di dispensare informazioni sulla società letteraria londinese che frequentava. Nelle lettere appaiono così brevi descrizioni di scrittori celebri come A.L. Rowse («un vero patrono delle arti») e Arthur Koestler («estremamente abile, ma come scrittore non so quanto lo sia»).


Eliot con il reverendo Curtis affrontava anche questioni legate al linguaggio, ipotizzando anche il ricorso a «un approccio metafisico o sensitivo» nella narrazione poetica o drammaturgica. Los crittore, infine, accennava più volte alla poesia come «forza» per uscire dal buio che spesso impone «la netta distinzione tra bene e male».

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