Colonscopia: il nuovo esame grazie ad una pillola sarà meno invasivo e più preciso

Una sorta di pillola assunta per via orale così da esplorare il colon-retto: ecco come funziona la colonscopia tramite bocca, quali sono gli attuali limiti e l'importanza di quella virtuale

Colonscopia: il nuovo esame grazie ad una pillola sarà meno invasivo e più preciso
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È la nuova frontiera che consente già ai pazienti un esame molto meno invasivo dove viene evitato l'ingresso dell'endoscopio all'interno del corpo: si tratta della colonscopia effettuata grazie a una telecamera che viene ingerita tramite una sorta di pillola, l'unica metodologia attraverso la bocca. È importante sottolineare che questa metodologia non può sostituire gli esami tradizionali ma un ulteriore esito da valutare per quanto riguarda le diagnosi.

Come funziona

Gli esperti spiegano che con questo metodo si può esplorare a fondo il colon-retto con risultati anche migliori rispetto alla colonscopia classica: una piccola sonda si introduce dalla bocca ed esplora, con videocamera e luce, ciò che trova lungo il suo percorso. Non si tratta di una novità assoluta, questa tipologia di esame esiste già anche se non fa parte di quelli offerti dal Servizio Sanitario Nazionale ma viene effettuato soltanto da strutture private. Nelle prossime settimane, come fa sapere Il Messaggero, la tematica verrà affrontata ad un convegno dove sarà presente anche il prof. Renato Cannizzaro, direttore del dipartimento di Gastroenterologia Oncologica Sperimentale del Cro di Aviano e considerato tra i migliori nel campo.

L'importanza della diagnosi

La videocapsula presenta un’ottima capacità di diagnosi come spiega il prof. Felice Cosentino, specialista in Gastroenterologia e in Chirurgia dell’Apparato Digerente ed Endoscopia Digestiva: in questo modo c'è una sensibilità pari al 100% per lesioni tumorali e per i polipi (adenomi) di 6 mm o più grandi (una sensibilità dell’88% e specificità dell’82%).

Quali sono i limiti

La metodologia, però, ha almeno tre limiti che non consentono (per adesso) l'uso ad ampio raggio sulla maggior parte dei pazienti: in primo luogo è necessaria una pulizia del colon ancora maggiore che con il metodo tradizionale; in secondo luogo se la "pillola-capsula" nel suo percorso dovesse incontrare qualche ostacolo come un restringimento, potrebbe non portare a termine nel migliore dei modi la sua esplorazione. Terzo limite è l'impossibilità di estrarre dei campioni: infatti, per ora, se lo specialista dovesse accorgersi che qualcosa non va dovrà ricorrere al "vecchio" metodo. In sostanza, la piccola capsula va benissimo per una esplorazione approfondita ma se dovesse esserci un intervento (rimuovere un polipo o un tumore) bisognerà procedere diversamente.

Cos'è la colonscopia virtuale

Un altro metodo oggi senz'altro più utilizzato di quello appena descritto per bocca è la colonscopia virtuale: si tratta di una tecnica radiologica non invasiva che consente di studiare l'interno del colon simulando il metodo tradizionale. Le immagini vengono ricostruite in tre dimensioni grazie all'uso di tomografie computerizzate o TAC: rispetto alla colonscopia tradizionale, quella virtuale si effettua con una minuscola sonda rettale e la mucosa del colon viene vista con una grafica come se fossimo alla visione di un film sul pc. "L’accuratezza diagnostica delle immagini è del tutto sovrapponibile alla colonscopia tradizionale. La colonscopia virtuale risulta, in alcuni casi, più precisa, perché consente di superare ostacoli naturali che l’endoscopia non riesce a oltrepassare", spiegano gli esperti di Humanitas Mater Domini.

Quando viene utilizzata la colonscopia per bocca

Viene utilizzata specialmente quando l'endoscopio tradizionale si mostra incompleto o se c'è una patologia che impedisce allo strumento di proseguire all'interno del corpo del paziente.

"Questa tecnica può valutare i tratti intestinali posti a monte di neoformazioni occlusive o subocclusive dimostrando l’eventuale presenza di ulteriori alterazioni". A livello di prevenzione è consigliata alle persone di oltre 50 anni che hanno familiari con carcinoma colorettale.

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