Dopo il cancro al polmone è la neoplasia più frequentemente diagnosticata. Stiamo parlando del tumore al seno che, secondo l'Associazione italiana registri tumori (AIRTUM) e l'Associazione di oncologia medica, rappresenta il 30,3% di tutte le patologie interessanti il sesso femminile. I casi, purtroppo, sono in aumento. Solo nel 2020, infatti, si sono ammalate 54.976 donne.
Parlare di tumore al seno, in realtà, non è propriamente corretto poiché ne esistono differenti tipi. Quello più diffuso in assoluto è il carcinoma che si sviluppa dalle cellule epiteliali e che si differenzia in carcinoma duttale intraepiteliale, lobulare intraepiteliale, tubulare, mucinoso, papillare e cribriforme.
La scienza negli ultimi tempi sta facendo importanti passi avanti. I ricercatori dell'Università di Waterloo hanno sviluppato una tecnologia di intelligenza artificiale per prevedere se le pazienti affette dalla malattia possono trarre beneficio dalla chemioterapia prima dell'intervento chirurgico. Ne abbiamo parlato in maniera dettagliata in questo articolo.
Le cause e i fattori di rischio del tumore al seno
Il tumore al seno è la conseguenza dell'accumulo lento e progressivo di una serie di mutazioni genetiche a carico del DNA le cui cause restano in parte sconosciute. Sono tuttavia stati individuati fattori di rischio modificabili e non che predispongono alla comparsa della patologia. Tra i primi rientrano:
- La menopausa tardiva;
- Il menarca precoce;
- Le terapie ormonali utilizzate nel periodo menopausale;
- La nulliparità;
- Il seno denso;
- Il sovrappeso e l'obesità;
- L'abuso di alcol;
- Il fumo di sigaretta;
- La radioterapia effettuata a livello del petto.
I fattori di rischio non modificabili, come suggerisce il termine stesso, non si possono prevenire. Si pensi, dunque, alla familiarità e alle mutazioni che colpiscono i geni BRCA1 e BRCA2.
I sintomi del tumore al seno
Sintomo emblematico del tumore al seno è il nodulo generalmente indolore che compare a livello della mammella o delle aree ad essa adiacenti (ascella, clavicola). Però è bene ricordare che non tutti i noduli sono maligni. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di lesioni innocue (cisti) o di neoformazioni conosciute come fibroadenomi tipiche della cosiddetta mastopatia fibrocistica. Altre manifestazioni da non sottovalutare sono:
- L'algia al seno o alla zona attorno al capezzolo;
- L'irritazione, l'arrossamento, la desquamazione della pelle del seno e dell'area circostante al capezzolo;
- Le secrezioni da un solo capezzolo;
- La cute che assume un aspetto a buccia d'arancia;
- Le modifiche della forma del seno;
- La formazione di fossette nella parte superiore della mammella;
- Le alterazioni della forma del capezzolo.
Una delle complicazioni più temibili della malattia è la diffusione delle metastasi ad altri organi, in particolare ai polmoni, alle ossa, al fegato e al cervello. Gli scienziati del Massachusetts General Hospital hanno scoperto che un gene del recettore olfattivo che promuove il senso dell'olfatto potrebbe avere un ruolo nella proliferazione metastatica. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Il tumore al seno triplo negativo
Il tumore al seno triplo negativo è la tipologia più aggressiva e mortale di carcinoma mammario, non a caso le opzioni di trattamento sono limitate e la probabilità di recidiva è assai elevata. La crescita neoplastica e il rischio di recidivare sono strettamente connessi con le cellule staminali.
Gli scienziati dell'Università di Friburgo hanno scoperto che la differenziazione coordinata e i cambiamenti nel metabolismo delle cellule staminali cancerose le rendono invisibili al sistema immunitario. Dunque contrastare le modifiche metaboliche con il farmaco zolendronato potrebbe rendere l'immunoterapia con cellule T gamma delta più efficace contro il tumore al seno triplo negativo.
Lo studio, guidato dalla professoressa Susana Minguet del Cluster of Excellence (CIBSS) in collaborazione con il dottor Jochen Maurer dell'Ospedale universitario RWTH di Acquisgrana e con il dottor Mahima Swamy dell'Università di Dundee, è stato pubblicato sul Journal Cancer Immunology Research.
Le cellule T gamma delta
Le cellule T gamma delta riconoscono e uccidono le cellule che producono molecole e fosfoantigeni indotti dallo stress, una caratteristica comune delle cellule tumorali. Poiché le cellule T gamma delta funzionano in modo differente rispetto ad altre tipologie di cellule T, vengono considerate come alternativa alle immunoterapie esistenti.
Nella ricerca in questione gli scienziati hanno testato l'effetto delle cellule T gamma sul tumore al seno triplo negativo utilizzando cellule cancerose isolate e un modello murino recentemente sviluppato che replica le caratteristiche neoplastiche individuate nelle pazienti.
Le cellule T gamma delta hanno funzionato bene contro le cellule staminali isolate nella malattia umana, ma hanno avuto un effetto molto più debole nei confronti del modello murino. Ciò era dovuto agli adattamenti delle cellule tumorali che consentivano loro di rimanere invisibili al sistema immunitario.
Tali adattamenti includevano la downregulation della via del mevalonato, una via metabolica che porta alla produzione di fosfoantigeni (una delle classi molecolari riconosciute dalle cellule T). Molto probabilmente questo meccanismo di fuga si verifica nelle donne con tumore al seno triplo negativo. Dall'analisi è emerso che la ridotta espressione di molecole chiave della via del mevalonato è correlata con una prognosi peggiore.
Il meccanismo di fuga può essere contrastato con il farmaco zolendronato, approvato dalla FDA per il trattamento dell'osteoporosi e delle metastasi ossee.
Quando gli studiosi hanno trattato le cellule di evasione con zolendronato, le cellule T gamma delta hanno contrastato con più efficacia il cancro. Servono ora ulteriori approfondimenti. Presto il carcinoma mammario triplo negativo potrebbe essere sconfitto con nuove immunoterapie combinate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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