I punti chiave
L'obesità è una vera e propria malattia caratterizzata dall'accumulo patologico di grasso corporeo. Un soggetto si definisce obeso quando il suo indice di massa corporea (IBM) è pari o superiore a 30. Purtroppo la problematica è sempre più diffusa. Secondo un report della World Obesity Federation, tra 12 anni il 51% della popolazione non avrà il corretto pesoforma. In Italia la fotografia scattata da Coldiretti è allarmante. Il 46% degli individui con più di 18 anni sono obesi o sovrappeso e il 26% dei minori di età compresa fra i 7 e i 17 anni si trova nella stessa condizione.
Una delle cause di questa preoccupante situazione è la pandemia di Covid. In due anni lo stile di vita è diventato maggiormente sedentario ed è altresì cambiata l'alimentazione. Infatti si consumano cibi ricchi di grassi e di zuccheri a scapito di prodotti salutari, quali frutta e verdura. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita in questo articolo.
Le cause dell'obesità
Nella maggior parte dei casi l'obesità è l'esito di uno squilibrio tra l'apporto di calorie e il consumo energetico. Il danno procurato dagli eccessi alimentari è accentuato da una serie di fattori, tra cui la sedentarietà e le alterazioni ormonali. Attenzione poi all'assunzione di alcuni medicinali, come gli antidepressivi, gli antiepilettici, gli antipsicotici, gli steroidi, i beta-bloccanti e i farmaci per il diabete. Seppur più raramente l'eccesso di grasso corporeo può essere provocato da malattie, quali la sindrome di Prader-Willi, la sindrome di Cushing e la sindrome dell'ovaio policistico.
Diverse ricerche, seppur in maniera incompleta, hanno analizzato gli effetti simultanei del consumare la cena a tarda ora sui tre principali attori dell'equilibrio del peso corporeo: regolazione dell'apporto calorico, numero di calorie bruciate e cambiamenti molecolari nel tessuto adiposo. Gli scienziati del Brigham and Women's Hospital, con uno studio pubblicato su Cell Metabolism, hanno scoperto che il momento in cui si mangia influisce significativamente sul dispendio energetico, sull'appetito e sui percorsi molecolari nel tessuto adiposo. Ne abbiamo parlato in questo articolo.
Obesità, nuove frontiere terapeutiche
Robert Doyle (Ph.D. presso la Syracuse University) e Christian Roth (ricercatore presso il Seattle Children's Research Institute) hanno scoperto che una nuova classe di composti iniettabili sono in grado di trattare l'obesità e di ottenere gli stessi benefici della chirurgia di by-pass gastrico. Negli animali da laboratorio, inoltre, essi abbassano la glicemia e consentono un rapido dimagrimento. In più evitano gli effetti collaterali come nausea e vomito derivanti dalla somministrazione di farmaci per la perdita di peso e per il diabete. I risultati dell'analisi sono stati presentati alla riunione primaverile dell'American Chemical Society (ACS).
La chirurgia bariatrica permette il calo ponderale e persino la risoluzione dell'iperglicemia. Tuttavia numerosi sono i rischi. Per non parlare dei costi che la rendono proibitiva per molte persone. La soluzione alternativa consiste in un farmaco che replica i benefici a lungo termine del by-pass gastrico. I vantaggi derivano da un cambiamento nei livelli di secrezione intestinale di alcuni ormoni che segnalano la pienezza, frenano l'appetito e normalizzano la quantità di zucchero nel sangue. Tra questi ormoni figurano il peptide-1 glucagone-simile (GLP-1) e il peptide YY (PYY).
Gli attuali medicinali utilizzati per dimagrire e per trattare il diabete attivano i recettori cellulari per GLP-1 nel pancreas e nel cervello. Tuttavia molti soggetti non tollerano i loro effetti avversi e nell'80-90% dei casi smettono di assumerli.
Lo studio
Per affrontare questo incoveniente, il team di Doyle ha creato un peptide che attiva due recettori per PYY. Chiamato GEP44, il composto ha consentito ai topi obesi di mangiare fino all'80% in meno rispetto al solito. A differenza di Liraglutide, il farmaco usato per trattare l'obesità, GEP44 non ha provocato nausea e vomito. Secondo gli scienziati la perdita di peso oltre che alla diminuzione di cibo, può essere associata ad un maggiore dispendio energetico legato, ad esempio, ad un aumento del movimento, della frequenza cardiaca o della temperatura corporea.
GEP44 ha un'emivita di circa un'ora ma gli studiosi hanno progettato un peptide con un'emivita molto più lunga. Ciò significa che esso potrebbe essere iniettato solo una o due volte a settimana invece di più volte al giorno. Dimagrimento, dunque, ma non solo. Il composto riduce altresì la glicemia e converte alcune cellule del pancreas in cellule produttrici di insulina, sostituendo così quelle danneggiate dal diabete.
Non è tutto. Doyle e Heath Schmidt, Ph.D.
presso la Pennsylvania University, hanno recentemente riferito che GEP44 riduce nei roditori il desiderio di oppioidi come il fentanil. Servono ora ulteriori indagini per capire se lo stesso effetto è riferibile anche agli essere umani. In tal caso il peptide potrebbe essere utilizzato per trattare le tossicodipendenze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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