I vescovi italiani stanno mettendo a repentaglio la democrazia italiana. Occorre intervenire, e in fretta prima che il cardinale Camillo Ruini dia vita ad un regime teocratico sul suolo italico. Questo, in sintesi, il pensiero del senatore Gavino Angius, capogruppo dei Ds al Senato.
Quando qualcuno la dice troppo grossa è anche difficile discuterne. Verrebbe da riderne con gli amici e finirla lì. Nel caso del senatore Angius non ce lo possiamo permettere e ci tocca di discuterne. Il lettore abbia pazienza, non è colpa nostra. Il Governo ha deciso di non far pagare l'Ici che grava sugli immobili di proprietà della Chiesa cattolica. Se ne può parlare, per carità. Non crediamo che chi l'ha proposto abbia pensato, siccome il provvedimento riguardava la Cei, di agire in regime di infallibilità. Avrà fatto un ragionamento politico che, probabilmente, considerata la rilevanza sociale di quello che la Chiesa fa, lo ha portato a voler dare una specie di incentivo fiscale a quest'opera che tutti - non so Angius - riconoscono come meritoria. Punto e basta. E se non basta discutiamone. Come si potrebbe discutere degli incentivi dei quali hanno beneficiato le cooperative «rosse» per anni. Ma partire da qui per affermare che sta risorgendo una «questione vaticana che va affrontata e discussa» perché «investe la salvaguardia dei principi di libertà, di coesione sociale, di laicità dello Stato, che stanno a fondamento della democrazia e dell'unità del nostro Paese» ci pare veramente incomprensibile. Ci fa venire in mente quel cacciatore che per sparare agli uccelletti partì col carroarmato.
Ma il senatore, preso da un vortice di foga oratoria, ha proseguito e, siccome la Cei ha discusso sul voto dei cattolici ai candidati abortisti, Angius ha detto che, sempre in Italia, la Cei vorrebbe «la costruzione di uno Stato confessionale, cioè piegato alla morale esclusiva della Chiesa».
Che dire? Mah. Boh. La Chiesa, nel primo caso, avrà fatto un po' di lobby ma la decisione della proposta è stata fatta in autonomia dal Governo e sarà votata dal Parlamento sovrano che, se deciderà positivamente, la farà diventare legge. È un errore? È una misura iniqua? La sinistra lo dica al Paese, lo dica agli elettori. Angius e i suoi ritengono che sia una norma anticostituzionale, cioè che vada contro il nostro ordinamento? Lo dica alla Corte costituzionale.
Sempre la Chiesa, nel secondo caso, ha parlato ai cittadini cattolici o, se si preferisce ai cattolici cittadini. Anche qui: nessun dogma. Chi vuole ascoltare ascolta. Chi non vuole non ascolta. Punto e basta. E, anche in questo caso, se non basta discutiamone ma sul merito di quanto detto e in ambito cattolico non se si potesse dire o no come abbiamo - ormai - sottolineato tante volte. Fino alla noia.
Ma veramente Angius pensa alla possibilità di un novello Ruini-Gentile che, per la seconda volta, si accinga alla teorizzazione e al perseguimento e, finalmente, all'instaurazione di uno Stato etico? Evidentemente il senatore diessino ha delle informazioni che a noi sfuggono: se ce le comunicherà gliene saremo grati.
Altrimenti ci arrovelleremo nel dubbio che dia sempre più noia questo ritorno della Chiesa cattolica italiana sulla scena attraverso pronunciamenti legittimi su materie varie. Nel vuoto lasciato dal declino dei grandi sistemi di pensiero di riferimento qualcuno dice che la Chiesa sia rimasta la sola ad avere seguito, soprattutto su certe questioni di morale pubblica. Vedi la vicenda del referendum sulla fecondazione assistita.
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