Il problema non è l’assenza di Julio Cesar ( anzi, visti i sonni dell’andata...) e neppure il grilletto inceppato di molti interisti. Il problema è la tradizione che ha sempre fatto pollice verso a Rafa Benitez, tre precedenti e tre sconfitte con il Liverpool. Capirete che per Moratti, molto legato alle scaramanzie, e per il tecnico suo, c’è quasi da non dormirci.Anche se l’allenatore ha allontanato il gatto nero, cercando la prova di forza: «É l’occasione per cambiare la tradizione».
Se, poi, uno guardasse ai segnali: ieri il pullman nerazzurro è rimasto imbottigliato nel traffico e Benitez ha dovuto ritardare la conferenza stampa. Il 2 novembre è una data che fa sorridere il Tottenham: tre volte ha giocato un incontro europeo e tre volte ha vinto. Fuori gli amuleti. Si, ma il Tottenham? Dirà qualcuno che, giustamente, pensa il calcio fornito di palla rotonda, dove dunque sia possibile passare da un 4- 0 a un 4-3 che chiede ancora vendetta e penitenza alla difesa dell’Inter. Il Tottenham fa tanto vecchia Inghilterra, intesa come senso e passione del football, nel suo White Hart Lane che ha più di cento anni, un salotto del pallone nella zona nord di Londra, un quadrilatero di emozioni e tifo, tutto quanto serve per farti sentire sapore di Champions, groppo in gola e cuore in fibrillazione. Questo è il calcio ed anche il mondo che piace a Moratti, ma soprattutto a Benitez. «Si,c’è un po’ di nostalgia,ho ancora casa a Liverpool. Però mi trovo bene anche a Milano», ha raccontato ieri in conferenza stampa, con quel fare da ospite sempre in punta di piedi. Questo mondo stasera dovrà farselo piacere anche l’Inter, pronta a rimboccarsi le maniche e a tenere guardia stretta.
A San Siro è stata una sviolinata di sentimenti ed emozioni, tutto troppo facile per essere vero. Quattro gol eppoi belle dormite. Il Tottenham, sulla carta, potrebbe venir rosolato, sul prato molto meno. Per i nerazzurri sarà una sera degna del come quando fuori piove: uggiosa, non necessariamente noiosa. Dopo il match d’andata del 20 ottobre, l’Inter ha raccolto 4 punti, gli inglesi uno soltanto. Sulla carta tutto torna. Ma l’Inter sta diventando un rebus: gli infortuni complicano le logiche di formazione, il resto è calcio, cioè un attacco che fatica, campioni che non riescono a fare la differenza, ad eccezione di Eto’o,e un gioco che inganna lo sguardo, più degli avversari. Tutte storie sotto controllo, garantisce Benitez. «Gli infortuni? Nell’85 per cento sono capitati a giocatori che li hanno già avuti in passato. Dunque c’è una debolezza muscolare».
Meglio pensare in grande, studiare il grande colpo: vincere a Londra e chiudere in anticipo il discorso qualificazione. L’Inter ha un orizzonte da mal di testa: prima il derby, poi la coppa Intercontinentale. E, perchè no?, mollare un buffetto all’Inter di Mourinho, mai così rapida nella qualificazione. Certo, giochi da ragazzi. Alla fine conta solo il risultato. Ovvero: «Noi non viviamo di confronti. In assoluto vogliamo solo vincere. Chiaro: una qualificazione anticipata sarebbe favorevole per lavorare meglio in campionato e in vista del mondiale per club». Stasera sarà un bel rimescolare di idee e di concetti di gioco. Il Tottenham pronto a riproporre il suo lanciere di sinistra, Gareth (garretto) Bale, che sa correre e soprattutto segnare. Ma che si sentirà più forte e confortato dalla presenza di Van der Vaart («Gioco con lui ed una sola punta », ha spiegato il tecnico degli Spurs). Inter con qualche dubbio su se stessa. Benitez con il dubbio tra il rilancio di Pandev e la conferma di Coutinho o Biabiany. «I due ragazzi stanno facendo bene, e Pandev deve dimostrare il suo livello: scelta difficile». Sarà l’Inter dei soliti ignoti: Castellazzi in porta, Muntari riproposto («Un esempio di professionalità», si complimenta Rafa), i ragazzini, Pandev. Anche con Milito in panchina, d’accordo. Val la pena pensare che Benitez sia allenatore ideale per questo tipo di partite? L’interessato nega. «Io allenatore da Champions? No, io sono l’allenatore dell’Inter che è una squadra di qualità».
Ma che dire di Henry Redknapp, il tecnico loro che sembra sempre appena uscito da un pub, londinese sotto ogni latitudine e così distratto, o così britannicamente dotato di superiority complex, da restare sorpreso (vero o falso?) nell’apprendere che Julio Cesar non ci sarà. In questo calcio fatto di spie, video e spioni, lui è cascato dalle nuvole.
«Dite davvero, non ci sarà? Vabbè, noi non avremo Gomes ». Che è stato la riserva di Julio Cesar in nazionale e, a Milano, si è sorbito il cartellino rosso che ha lasciato gli inglesi in dieci. Cosa vuoi che sia? Questa è la Champions, bellezza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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