Intercettazioni, il blitz del governo fa infuriare anche la maggioranza

Presentati e poi ritirati tre emendamenti che eviterebbero la distruzione immediata delle registrazioni illegali. Il Dl Manzione: li riproporrò in aula

Marianna Bartoccelli

da Roma

Il governo decide all’improvviso di presentare tre emendamenti al disegno di legge sulle intercettazioni poche ore prima del suo arrivo in aula per la discussione. Emendamenti che avrebbero modificato radicalmente il senso della legge, discussa ormai da mesi in commissione, nella parte che riguarda la distruzione «immediata» delle intercettazioni illegali. Un blitz del governo, che lascia «sconcertato» lo stesso presidente della commissione giustizia, il ds Cesare Salvi e altrettanto «sconcertato» l’ex ministro di giustizia, il leghista Roberto Castelli. E per dirla «con eufemismo», come sottolinea il responsabile giustizia dei Ds, il senatore Massimo Brutti, lascia «molto perplessa» la stessa maggioranza della commissione. Alla fine il governo, la trattativa è stata portata avanti dal sottosegretario alla Giustizia Luigi Ligotti, a causa delle polemiche ritira tutte e tre gli emendamenti e si affida alla discussione d’aula, che inizierà oggi pomeriggio alle 15. E sarà lì che gli emendamenti ritirati dal governo saranno presentati dal senatore Roberto Manzione della Margherita. Anche se Massimo Brutti garantisce che verranno respinti. Il contrasto maggiore alle proposte del governo è stato di Rifondazione comunista. Per i tre esponenti di Rc in Commissione, Giuseppe Di Lello, Luisa Boccia e Olimpia Vano, annullare l’urgenza della distruzione alle intercettazioni illegali toglie senso alla legge. «Tanto vale procedere alla presentazione di un disegno di legge che regoli complessivamente la materia, piuttosto che definire l’attuale disegno di legge» replicano. Ma anche il presidente della commissione giustizia Salvi non è tenero con chi ha presentato quel tipo di emendamenti: «Abbiamo perso una giornata di lavoro e si tratta di tempo prezioso. Certamente è un episodio inconsueto per la vita parlamentare ma non resta che prenderne atto». Gli attacchi più duri arrivano dall’opposizione: «È un fatto gravissimo e inquietante - sostiene Renato Schifani, capogruppo Fi - è un governo in crisi di identità senza una coerenza politica ma all'interno del quale evidentemente c'è chi la pensa in maniera particolare e personale e cerca di fare degli strappi per poi fare paurose marce indietro». Si tratta di un «incredibile voltafaccia con cui il governo ha di fatto annunciato di volere che rimanga, come sempre, il rischio della diffusione di notizie raccolte anche illegalmente attraverso intercettazioni telefoniche» ha sottolineato il capogruppo dei senatori Udc, Francesco D'Onofrio.

Mentre l’ex guardasigilli Castelli accusa il governo di avere «idee sempre più confuse» e ricorda che in materia di giustizia non ha messo in moto nulla di quanto dichiarato: «Ci hanno accusato da aver fatto leggi ad personam ma non è stato presentato nessun disegno di legge per abrogarle, hanno dichiarato di voler abrogare la legge Castelli mentre in realtà hanno abrogato un decreto su dieci. Insomma poche idee ma confuse».

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