M i ha commosso ed esaltato, depresso e divertito, sapere che ieri a Genova il professor Paolo Armaroli, illustre costituzionalista, in compagnia del professor Dino Cofrancesco, acuto studioso di dottrine politiche e del grande Alfredo Biondi, liberale e gentiluomo, mi ha proposto al capo dello Stato per il Senato a vita, col vivo consenso della platea. Commosso ed esaltato, lo capirete da voi, per l'atto lusinghiero. Depresso perché vuol dire che, senza accorgermene, ho raggiunto l'età dei mausolei. Ma divertito perché mi propongono senatore a vita mentre il Senato va a morte. Mi diverte soprattutto ipotizzare la scena.
Uno, vengo nominato, vado in Senato e vengo dichiarato decaduto insieme ai senatori, arrivo giusto in tempo per il funerale. La gente fuori lancia invettive e monetine anche a me: vergognati, ti piaceva prenderti quell'indennità, avere la mensa gratis e il barbiere, porco, vai a casa. E io appena arrivato da casa, senza aver visto un euro o una pietanza della mensa senatoriale e che al barbiere cerco di sfuggire...
Due, il Senato viene abolito e nell'attesa della nuova camera delle autonomie resto solo io a Palazzo Madama.
Mi nomino con voto unanime presidente, mi faccio un po' d'ostruzionismo, poi mi espello dall'aula per abuso di potere, perché parlo sempre e solo io e non ascolto nessuno. Tre, Grillo mi deporta e il suo blog mi condanna a morte perché giornalista, senatore e attaccato a vita alla poltrona. Tre volte criminale...Comunque grazie, miei cari proponenti, vi voglio bene.
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