Forse questa non è ancora una vera estate, ma la storia dell'estate l'abbiamo già, molto vera e molto bella. Nell'Italia dei bamboccioni, questi nostri ragazzi vilipesi che abbiamo ridotto a contratti (precari) da seicento euro mensili, pretendendo pure che se ne vadano presto di casa per farsi una famiglia, ovviamente accendendo anche un bel mutuo, in questa Italia ingenerosa costruita a misura dei padri e non dei figli giganteggia da qualche giorno la figura di Marten Gasparini, un sedicenne capace di ribaltare i costumi nazionali e di prendersi subito in spalla l'intera famiglia, grazie soltanto alla forza del proprio coraggio e del proprio talento.
Aveva cominciato anche lui come tutti i bambini italiani, giocando forsennatamente a calcio. Sognava Pirlo, sognava Balotelli, forse più Balotelli che Pirlo, perché anch'egli è un italiano di nuovissima generazione, dell'Italia multicolore di domani: rispetto al bronzo di riace del gol, lui è nato qui, in Friuli, da un papà italiano e da una mamma giamaicana, cioè da un amore poliglotta e cosmopolita, senza chiusure e senza pregiudizi, sbocciato anni fa in una piazza di Londra. Con il suo bel colore ambrato, il colore dell'Italia meticcia che sarà, Marten sognava il calcio e i grandi stadi, ma il destino ha deciso per lui, senza possibilità di scelta: nel suo Dna, tutte le qualità eccezionali che servono a un grande campione del baseball. Sei anni fa, casualmente, l'incontro con la vera vocazione: una palla, la mazza, il guantone, i primi lanci. Non se n'è più divincolato.
Da quella volta, la storia diventa coerente e lineare, senza sussulti e senza deviazioni. Marten è subito forte, Marten è subito super, Marten è subito speciale. All'inizio gioca nella squadra di casa, tra i «Sultan Cervignano Tigers», ma molto presto finisce all'Accademia federale di Tirrenia, dove si svezzano i migliori. I suoi maestri, Marco Mazzieri e Bill Holmberg, sono concordi nel leggere subito il profilo del campione. «Più che un clean-up - spiega mister Bill - vedo in lui un lead-off». Personalmente non ho nulla da eccepire, vado sulla fiducia. Comprendo molto di più l'analisi generale del giovane atleta: veloce, intelligente, di personalità. Questo lo capiamo tutti, questo è il curriculum che funziona in tutti i settori della vita.
Come finisca questa rapida corsa è sulle pagine di tutto il mondo: Marten si ritrova al centro di un'asta tra i più celebrati club americani, di questi yankee che per il baseball delirano quanto noi per il pallone, come ricordano ancora oggi a Nettuno, città diventata culla italiana dello sport a stelle e strisce dopo lo storico sbarco alleato. La firma decisiva è per i «Kansas City Royals», una Juve o un Milan della Mlb, la grande lega americana: un milione e trecentomila dollari. Il nostro fenomeno è il primo europeo ad essere ingaggiato così giovane, a una cifra così alta. «Non ho tremato alla firma - racconta ai giornalisti - sono andato deciso. Questo contratto servirà a garantire un bel futuro, sistemando tante cose nella nostra famiglia».
Magnifico Marten. Diciamolo: tutti vorremmo sentire i nostri figli parlare così a sedici anni. Vorremmo sentirli così maturi soprattutto quando sono assi acclamati dello sport, invece sappiamo che generalmente non si esprimono a simili altezze neppure a quarant'anni. Secondo le testimonianze, la profondità del giovane italiano Marten non è costruita in laboratorio, né tanto meno imboccata e imparata a memoria. Tutti i suoi allenatori delle varie stagioni sono unanimi nel sostenere lo stesso giudizio: «È un ragazzo di carattere, umile e molto saggio, per la sua età».
Il saggio ragazzo del Friuli dimostra idee molto chiare anche sul futuro: «Il difficile viene adesso». Chi gliel'abbia detto, dove l'abbia imparato, come l'abbia pensato non è noto. È sicuro però che questa idea di partenza lo aiuterà molto. Nei mesi e negli anni che lo aspettano lontano da casa, continuando a studiare, lavorando duro per il grande esordio in prima squadra, avrà vicino fisicamente la sorella, a sua volta vincitrice di una borsa di studio negli States (complimenti alla famiglia: c'è anche un terzo fratellino, con certe premesse rischia seriamente di diventare papa). Marten sa per primo che gli servirà tanta forza. Tanta passione. Tanta pazienza. Soprattutto, per dirla come Kipling nella famosa lettera al figlio, gli servirà la giusta dose di sapienza per non credere mai troppo al successo come alla sconfitta, questi due grandi impostori della vita.
Quanto all'Italia, da questa parte dell'oceano, certo non gli farà mai mancare il proprio affetto e il proprio orgoglio.
Mettendosi d'impegno, l'Italia degli adulti potrà pure sforzarsi di contare fino a dieci, prima di dire che i ragazzi d'oggi sono tutti smidollati e buoni a nulla. Magari, dopo aver contato, faccia il favore di non dirlo più.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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