Quel patto scellerato con l'Europa anticristiana

L'asse tra il Vaticano e Monti è sorprendente: Benedetto XVI sostiene il premier uscente come già fece con Prodi. Che però alla Ue tradì la Chiesa

Quel patto scellerato con l'Europa anticristiana

Se le vie del Signore sono infinite rese statalismo, mettendo al centro la moneta, le banche e i mercati.
Non si può non restare esterrefatti leggendo l'esplicito sostegno dell'Osservatore romano, in un articolo in cui si esalta l'espressione di Monti «salire in politica», valutandola come «un appello a recuperare il senso più alto e nobile della politica che è pur sempre cura del bene comune». È stupefacente constatare che è stato un amore a prima vista. Ricevendo Monti in Vaticano lo scorso gennaio, Benedetto XVI si rivolse a lui con parole di apprezzamento: «Voi avete cominciato bene in una situazione difficile e quasi insolubile». Eppure Monti, dopo essere stato calato dall'alto dei poteri finanziari forti alla guida del governo in modo più che discutibile, aveva già ripristinato la tassa sulla prima casa maggiorata del 60% dopo la rivalutazione degli estimi catastali, aveva aumentato l'età pensionabile in modo retroattivo violando i patti con milioni di cittadini, aveva annunciato l'aumento dell'Iva e del prezzo dei carburanti facendo impennare il costo della vita, aveva scatenato il regime di polizia fiscale che controlla tutti i conti correnti e affida obbligatoriamente alle banche le transazioni superiori ai mille euro.
Le basi del sodalizio tra la Chiesa e Monti furono gettate nel Forum delle associazioni cattoliche a Todi il 17 ottobre 2011, voluto dal presidente della Cei, Angelo Bagnasco, che vide la partecipazione di ben tre futuri ministri del governo Monti: l'allora ad di Banca Intesa Corrado Passera, il rettore dell'università Cattolica Lorenzo Ornaghi e il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi. Da allora Bagnasco è in prima linea nella difesa di Monti, rispondendo addirittura al Corriere della Sera: «La preoccupazione più grande è la tenuta del nostro Paese e quindi la coesione sociale. (...) Il governo tecnico ha messo al riparo da capitolazioni umilianti e altamente rischiose. Non si può mandare in malora i sacrifici di un anno, che sono ricaduti spesso sulle fasce più fragili. E si conferma la radice di una crisi che non è solo economica e sociale, ma culturale e morale».
Per Bagnasco Monti sarebbe promotore di una riforma culturale e morale che si tradurrebbe anche nella salvezza economica e sociale dell'Italia? Lui che ha raddoppiato il numero degli italiani che soffrono la fame, che ha costretto 47mila famiglie ad abbandonare la casa perché non hanno i soldi per pagare il mutuo, che ha triplicato la percentuale dei giovani disoccupati o inoccupati, che condanna a morte una media di 200 imprese al giorno? E ci si è forse dimenticati che Monti era nella Commissione Europea, presieduta da un altro cattolico caro alla Chiesa, Romano Prodi, quando quest'Europa relativista bocciò il riferimento alle radici giudaico-cristiane nella bozza della nuova Costituzione respinta dai referendum popolari?
Che cosa lega la Chiesa a Monti? Il ricatto di dover pagare per intero l'Imu sui fabbricati di proprietà vaticana il cui valore è pari a un terzo del valore degli immobili in Italia e che pertanto si tradurrebbe in un salasso finanziario? È l'ipotesi più accreditata, ma se così non fosse, la Chiesa sappia che il sodalizio con Monti consolida il disorientamento e allontana sempre di più i fedeli.

Certamente non potrà godere della comprensione e del consenso delle famiglie, degli imprenditori, degli esodati e dei giovani che sono le principali vittime della forsennata strategia dell'austerità che ha ridotto la persona a strumento al servizio della moneta, spogliando in parallelo l'Italia della propria sovranità per darla in pasto a quest'Europa dei banchieri e alle istituzioni finanziarie globalizzate in cui ha servito e che sostengono Monti.
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