Cara Valeria, sono un professionista 55enne della provincia di Milano. Bella occupazione, splendida moglie, meravigliosa figlia. La mia metà, efficiente segretaria in un'apparentemente solida azienda di città, ha perso il lavoro nell'immediato post Covid. Disperata, ha chiesto e ottenuto il mio "tampone" professionale. Assunta. Per me, enormi soddisfazioni lavorativi, essendo lei un fenomeno. Per entrambi, pessimi risvolti casalinghi, essendo la quotidiana convivenza di 24 ore su 24 totalizzante. La smania di rivederla tutte le sere per raccontarci le rispettive giornate s'è via via sciolta come neve al sole. Un tampone controproducente, quindi?
Franco Monti
Caro Franco, il gesto di assumere sua moglie lasciata a casa nell’immediato post Covid dall’azienda per la quale lavorava è stato così generoso, maschile e romantico da rappresentare, da solo, un efficacissimo tonico sentimentale. In più, come lei stesso racconta, la signora non la sta certo facendo pentire della scelta dal momento che, professionalmente parlando, ogni giorno si dimostra un “fenomeno”. Comprendo la difficoltà di trovarsi all’improvviso a vivere assieme ventiquattr’ore su ventiquattro: si perdono gli indispensabili serbatoi di mistero, spazi e tempo privato che tanto sono utili a una coppia per mantenere vive le cose e trovare argomenti la sera, quando si ritrova. Ma lei è andato incontro alla sua compagna garantendole un nuovo, gratificante impiego, e la sua consorte la ripaga dimostrando costantemente di meritarlo.
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