Alice se n'è andata sabato sera, chiudendo sul nascere una vita brevissima, diciassette anni appena. Con questo nome si sarebbe meritata un suo paese delle meraviglie, come se lo meritano tutte le creature di un'età così fresca, anche quelle che portano un altro nome. Invece le è toccato qualcosa di ben diverso: un linfoma rarissimo e famigerato, detto di Hodgkin, tre casi su centomila e nessuna possibilità di uscirne. Quando le hanno comunicato la condanna aveva quattordici anni. A quel punto, Alice ha ritenuto di doversi costruire in proprio, accelerando un poco le procedure, stringendo di molto i tempi, il personalissimo paese delle meraviglie. Ognuno ha la sua bucket list, si dice dalle sue parti, in Inghilterra: la lista del secchio, questo secchio che possiamo riempire di qualunque cosa, ma che in un giorno qualunque saremo chiamati a gettare via con un calcio, per sempre.
All'improvviso, Alice si è ritrovata un secchio ristretto, poco capiente, fragilissimo. Ma non per questo si è rassegnata a lasciarlo vuoto. Anzi, ha fatto di tutto per stiparlo fino all'orlo, pressandoci dentro i desideri di una vita, per quanto breve, per quanto ingiusta
Non mi resta molto tempo, vediamo di non scordare niente: prima di tutto i miei miti, vorrei conoscerli di persona, magari non proprio tutti, diciamo gli imperdibili, Paul McCartney per primo, poi Robbie Williams e i Take That. Che altro: ma sì, partecipare alla prom night, la famosa serata di gala organizzata dai licei americani, e magari dare vita a un'associazione benefica che aiuti in futuro le ragazze con il mio stesso destino. Sì, così può andare. Però mi voglio concedere anche una sfizio, perché non c'è vita degna senza neppure una fantasia bambina: mi piacerebbe un sacco vedere da vicino le balene, mentre nuotano nei loro mari
Sabato sera la piccola ingorda delle emozioni se n'è andata, ma non prima di aver comunicato a tutto il mondo, perché ormai tutto il mondo seguiva via Internet la sua bellissima corsa, le parole più attese: ce l'ho fatta, la mia lista del secchio è realizzata, ho esaudito tutti i sogni.
Alice ha chiuso gli occhi serena, mentre i suoi genitori e l'inseparabile sorella si premuravano di comunicarlo ai milioni di amici sparsi ovunque, fossero star della canzone o anonimi ragazzi di estremi continenti, in tanti impegnati a rendere possibili i desideri: «Il nostro angelo ha chiuso le ali. Siamo devastati. Da ora in poi la nostra vita non potrà più essere la stessa».
Chi voglia versare qualche lacrima vera, un po' diversa da quelle che scorrono a gettone nella televisione delle carrambate e delle liti sentimentali, può farsi un giro sul blog «AlicePyne». Vi si leggono i passi più significativi della storia, nonché tanti dialoghi edificanti con gente di ogni dove. Soprattutto, vi si trova questo motto personale, lanciato come esclamazione assordante: «You only have one life: live it!», hai una sola vita, vivila!
È un grido più forte di ogni male, di ogni destino infame, più forte della stessa morte. È la conferma che una vita non si misura in anni, ma in densità. Non è indispensabile avere il secchio della Montalcini, capiente più di cent'anni, per lasciare un'impronta sul mondo.
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