Dario Fo, la "nuova" icona a 5 Stelle che si ricicla a sinistra da 10 anni

Da Di Pietro a De Magistris, da Pisapia al popolo viola: ecco tutte le infatuazioni politiche dell'artista

Dario Fo, la "nuova" icona a 5 Stelle che si ricicla a sinistra da 10 anni

Rieccolo. Più pimpante che mai, più «rinnovato» che mai. Lo abbiamo visto, giusto avant'ieri sera, sul palco di piazza Duomo il «nuovo» Dario Fo. Questa volta impegnato ad abbracciare il «suo grande amico» Beppe il comico-capopopolo. Questa volta, per la verità, anche questa volta, ma da un altro palco, ad incitare come al solito la folla al cambiamento e al rinnovamento.
D'altra parte se non dà lezioni lui, che è pure premio Nobel, di rinnovamento e di cambiamento, chi mai potrebbe impartirle? Sono anni e anni che Dario Fo si «rinnova». Con grande, in verità, disinvoltura e che, con la stessa grande disinvoltura «zampetta» (per usare il verbo che il suo grande amico Grillo ha attribuito ai politici di ieri e di oggi) da un palco all'altro. Andiamo in ordine sparso giusto per rinfrescare la memoria ai più distratti. Per esempio, appena lancia i primi vagiti l'Italia dei Valori, Fo, con encomiabile entusiasmo, vi sale a bordo a bordo e vi fa salire anche sua moglie, Franca Rame che nelle elezioni politiche del 2006 si candida capolista per l'Idv al Senato in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria e viene eletta senatrice in Piemonte. Così, sull'onda dell'entusiasmo, sempre nel 2006, Antonio Di Pietro la propone come presidente della Repubblica e lei riesce a racimolare 24 voti. Siamo nel Gennaio 2010 e ritroviamo Dario Fo che, assieme alla moglie, scrive una vibrante lettera di sostegno a Nichi Vendola come governatore della Puglia: «Siamo proprio nel Paese dei matti o meglio degli sragionanti, autolesionisti scellerati. Come si fa a non votarlo. È Vendola, che ha le massime possibilità di vittoria e una credibilità morale e tecnica decisamente di grande valore».

Ma torniamo alle «divagazioni», ecco Fo che, parliamo dell'annata 2011, si premura di sostenere con affetto e convinzione anche il famoso «popolo viola», partecipando ad una bellissima manifestazione di indignati, palco più o meno simile, location più o meno simile, cioè largo Cairoli anziché piazza Duomo, a Milano. Tra i cartelli portati dai manifestanti che lui stesso innalza: «Non violenti, apartitici e indignati. Lasciateci sognare non vogliamo più dormire. Facciamo piazza pulita con sotto disegnata una bomboletta spray che spruzza contro degli insetti con i volti di Berlusconi e Tremonti». I temi dell'appello, lanciato da Dario Fo, Franca Rame a fianco per l'occasione di Andrea Camilleri, sono chiari: «Facciamo pagare questa crisi alla casta dei politici, ai corruttori e gli evasori fiscali». E poi? Poi, è la volta dell'innamoramento per Luigi De Magistris.

È il maggio 2011 quando Dario Fo comincia a lanciare appelli un po' dappertutto, anche e soprattutto nelle tv locali partenopee, a sostegno della candidatura dell'ex magistrato a sindaco di Napoli. La frase che ama ripetere ad ogni intervista è la seguente: «Mi sono chiesto più volte: in questa situazione quale persona è veramente chiara e pulita? E mi sono dato una sola risposta: De Magistris». In realtà, a proposito di «zampettamenti» e di trascorsi, se andiamo a guardare nel passato di Fo ci sarebbe anche la vexata quaestio della sua militanza, in anni giovanili nelle truppe delle Repubblica Sociale Italiana. È un dato di fatto che Fo si arruolò volontario tra i paracadutisti del Battaglione Azzurro di Tradate, e il giornalista Luciano Garibaldi sul settimanale Gente pubblicò la foto di Dario Fo in divisa da parà repubblichino con le testimonianze di una decina di ex-camerati di. Così in un'intervista a La Repubblica Fo dichiarò: «Io repubblichino? Non l'ho mai negato».

Ma tant'è, ora pensiamo al Quirinale. Dove, per l'amicone Grillo c'è un solo uomo degno di arrivare: «Noi sosterremo Dario Fo come prossimo presidente della Repubblica. Una mente straordinaria, arriva prima su tutto, io ce lo vedo».

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