Ostellino, i liberal e gli intolleranti

Nessun intellettuale liberal ha raccolto l'appello sacrosanto che Piero Ostellino aveva rivolto loro contro l'intolleranza degli antiberlusconiani dopo che era stato linciato per presunto servilismo

Nessun intellettuale liberal ha raccolto l'appello sacrosanto che Piero Ostellino aveva rivolto loro contro l'intolleranza degli antiberlusconiani dopo che era stato linciato per presunto servilismo. Ostellino dovrà accontentarsi della solidarietà non di un intellettuale liberal ma più modestamente libero. Confermo, anche per esperienza personale recente, che se scrivi un articolo in dissenso rispetto agli antiberlù, vieni aggredito da una sequela incivile d'insulti e volgarità davvero «paranoidi» (Ostellino) e «rancorosi» (Renzi).

C'è una canea di esagitati sul web da antirabbica. Non sospettano che ci siano opinioni diverse dalle loro: no, lo dici perché sei un servo... Ai meno furiosi vorrei dire tre cose. Uno, non sostengo queste tesi perché scrivo sul Giornale di Berlusconi, ma scrivo sul Giornale perché sostengo queste tesi. Due, quelle tesi e molte altre idee che non riguardano Berlusconi ma il politically correct e altro, non trovano posto negli altri giornali, dunque non posso che scriverle qui. Tre, né Ostellino né io siamo berlusconiani, e a me spiace ammetterlo perché per sfregio alla canea vorrei dire il contrario.

Ero di destra prima che arrivasse B., sarò di destra dopo di lui. Così Ostellino, era liberale prima di B. e lo sarà anche dopo.

Essere di destra è stato, e lo è ancora, un handicap da uomini liberi, altro che leccapiedi. I cani ti azzannano, le volpi ti cancellano. Ho una mia storia, le mie idee sono nei miei libri, e non sarà un branco con la bava alla bocca a rovesciarla.

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