Addio a Monti. Addio al centro, il luogo dove tutte le ambizioni si frantumano. Addio, insomma, a Scelta civica. L'uomo in loden che doveva salvare l'Italia non è riuscito a salvare neppure se stesso, sfiduciato, messo all'angolo, di fatto cacciato dal suo stesso partito. I suoi compagni di viaggio non hanno gradito il giudizio del Professore sulla legge di stabilità e lui ha capito di non essere più un totem. D'altra parte quel movimento che puntava a governare il Paese è ormai un piccolo mondo a pezzi.
Montezemolo che guarda a Renzi, i cattolici che sognano il solito matrimonio con un Pdl deberlusconizzato. Al centro era rimasto solo Monti, con il cerino in mano. Adesso l'ex rettore bocconiano cerca un posto libero nel gruppo misto, lì dove si parcheggiano i naufraghi della politica. È l'approdo che sancisce un finale triste e solitario.
La rottura di Monti con il suo partito, pezzo di una maggioranza sempre più anonima, squarcia definitivamente l'ipocrisia del governo Letta, non più espressione del voto, ma a tutti gli effetti un governo di tecnici. Pensateci. Nessuno dei tre leader di partito scelti dagli italiani è ormai coinvolto in questa maggioranza. Berlusconi deve fare i conti con il lettismo di Alfano e non riesce a sentirsi coinvolto in questa stagione di larghe intese, oltretutto con il peso di chi lo considera un alleato non gradito. Bersani ha perso la sua occasione, galleggia ai margini del partito, costretto ad assistere come spettatore non pagante alla sfida post democristiana tra il premier e il sindaco. Monti, appunto, ha scelto l'esilio dal suo partito. Nel governo restano solo quelli benedetti e battezzati da Napolitano, tutti ormai figli del Quirinale. È un Repubblica fondata su un potere monocratico che considera le elezioni come una manifestazione politica non autorizzata.
È in questa situazione che il sistema politico sta, sempre più rapidamente, implodendo. È uno smottamento generale. I partiti e i movimenti di questa Seconda Repubblica che non sa come finire si stanno tutti ripensando.
A destra si discute di falchi e colombe, di Forza Italia e Pdl, a sinistra l'ombra di Renzi crea una crisi di identità senza precedenti, al centro tutti cercano un approdo il più vicino possibile e perfino la coppia Grillo-Casaleggio rischia di sparire prima di quei partiti che avrebbe dovuto far esplodere. È con questo clima che si spera di superare l'inverno. Con una sola certezza: chi vuole le elezioni ha paura, chi non le vuole ancora di più. È lo strano equilibrio dei senza voto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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