Un Paese diviso: c'è chi pedala e chi, invece, frena

Al di là dei nomi e degli schieramenti le forze in campo sono solo due

Tutte le formazioni sociali si formano attraverso i movimenti in cui le gente confluisce spontaneamente, mossa dal desiderio ardente di cambiare il vecchio mondo, la vecchia società e crearne una più giusta. È così che sono nati il partito Comunista, Socialista, Liberale, Repubblicano e Democristiano che hanno scritto la nostra Costituzione. Una Costituzione in cui non è il popolo a eleggere il governo, ma il Parlamento (Camera più Senato) che potrebbe perciò cambiarlo anche ogni mese. Oggi tutti questi partiti storici sono scomparsi, e al loro posto ci sono delle formazioni nate da altri movimenti: Lega, Italia dei valori, Forza Italia a cui da ultimo dobbiamo aggiungere i Grillini, e i Renziani.

Ma c'è un movimento di Renzi, visto che Renzi è segretario del Pd e presidente del Consiglio, quindi una istituzione? Certo, è un movimento anomalo senza sigle e bandiere, ma che ha moltissimi seguaci e potenziali elettori un po' dovunque, nel Pd, nei centristi, in Forza Italia, perfino fra i grillini, gli incerti e gli astenuti. Renzi è un capo carismatico e stanno con lui tutti quelli che vorrebbero un maggior dinamismo e una riforma costituzionale che riduca i poteri paralizzanti del Parlamento e dia all'esecutivo il potere di rimodernare dalle fondamenta l'apparato costosissimo e sclerotizzato dello Stato. Corrispondentemente si trova contro tutti i partitini che temono di sparire, la burocrazia inefficiente e costosa che vuol continuare a crescere e a spendere e, infine, i grillini che vogliono tutto il potere per instaurare una dittatura totalitaria.

Sono queste le due coalizioni reali, le reali potenze politiche che, al di là dei nomi dei partiti o delle sigle, si stanno scontrando nel Parlamento e, un giorno, si scontreranno alle elezioni.

E se le elezioni verranno condotte con un sistema che elegge un governo certo, stabile e forte, l'Italia prenderà slancio. Se invece verranno fatte ancora con il metodo tradizionale o il proporzionale, resteremo nella palude parlamentare limacciosa in cui ci troviamo da decenni.

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