Baiano (Avellino) - Uno dei pezzi meccanici raccolti dagli investigatori tra il chilometro 31 e 32 dell'autostrada A 16, Bari-Napoli, all'altezza dello svincolo di Baiano (Avellino), apparteneva al bus precipitato per oltre 30 metri domenica sera su un terrapieno di Monteforte Irpino. Si tratta di un pezzo del differenziale in grado di trasmettere il moto del cambio alle ruote. Il conducente, Ciro Lametta, vittima anche lui dell'incidente, si è trovato alla guida di un mezzo ormai ingovernabile, che viaggiava «presumibilmente» a 100-110 chilometri orari: ha cercato di frenarne la corsa, peraltro in un tratto in forte discesa e con numerose curve, «appoggiandosi» al guard rail in cemento. Duplice lo scopo: bloccare il bus impazzito, ma anche, evitare collisioni piene con le molte auto che lo precedevano. Tredici vetture sono state urtate, sette persone sono finite all'ospedale, in modo non grave. Oggi o domani potrebbero svolgersi l'autopsia e gli esami tossicologici sul corpo del conducente.
Ma, il torpedone turistico, revisionato a marzo di quest'anno, nonostante i disperati tentativi del conducente di portarlo in salvo, ha sfondato una barriera new jersey, precipitando per 30 metri nel vuoto. Bilancio della sciagura: 38 morti e 10 feriti gravi, tra cui 5 bambini. Il bus rappresenta soltanto uno dei due filoni di indagine, condotta dalla Procura di Avellino, che ha delegato le indagini alla Polizia stradale del Compartimento della Campania e del Molise, diretta da Giuseppe Salomone e della sottosezione di Avellino, guidata da Salvatore Imparato. L'altro filone riguarda le barriere autostradali. L'attenzione degli investigatori è puntata sulla tenuta del new jersey e ci sarebbero già quattro persone iscritte nel registro degli indagati. L'ipotesi accusatoria è di omicidio plurimo colposo e disastro colposo per la più grave tragedia negli ultimi 60 anni su una autostrada italiana.
In Procura sono già sfilati alcuni testimoni: il dipendente della Società autostrade, che ha sbandierato agli automobilisti il pericolo di una «coda» nella zona dove poi è avvenuta la tragedia e alcuni automobilisti. «Abbiamo sentito un tonfo prima dell'incidente, un rumore forte. Poi l'autista ha tentato di accostare al guardrail per fermarsi», hanno raccontato agli investigatori alcuni dei sopravvissuti. Ieri la società «Autostrade per l'Italia» ha reso noto che le barriere new jersey «sono state concepite per ammortizzare al meglio gli urti delle autovetture, che costituiscono la stragrande maggioranza degli urti. Per tale motivo le barriere laterali non sono costruite con muro rigido (che sarebbe l'unico idoneo a resistere a tutti gli urti) ma con elementi collegati tra di loro, appoggiati alla pavimentazione e fissati ad essa con perni che devono permettere lo sganciamento di qualche elemento in caso di urti particolarmente forti».
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