Gli indignati dalla memoria corta hanno subito espresso il loro sdegno. In fila indiana, si sono presentati tutti all'appuntamento con la facile polemica. A Roma, nell'anniversario della strage di Acca Larentia del 7 gennaio del 1978, alcuni militanti nostalgici di estrema destra hanno fatto il saluto romano per commemorare i caduti e subito gli avvolti della strumentalizzazione politica si sono avventati sul biasimevole episodio per mettere in mezzo il governo. Ovviamente, già nella serata di ieri, il capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Tommaso Foti, aveva preso le distanze dall'accaduto e - intervenendo alla trasmissione tv Zona Bianca - si era unito a quanti avevano manifestato contrarietà per quell'esibizione di braccia tese. Ma ciò non è bastato a circoscrivere il perimetro di certe reazioni provenienti da sinistra.
Tra i compagni, infatti, in molti hanno capziosamente insinuato che il governo di centrodestra avesse favorito una sorta di accondiscendenza per quei saluti romani. Tutto falso, tutto inventato: come sempre. Anche perché l'episodio incriminato era avvenuto al termine delle commemorazioni ufficiali, cioè quando le autorità si erano già allontanate dal luogo della cerimonia. Ma soprattutto perché certe scene poco edificanti si erano verificate anche in passato (come dimostrano alcuni filmati che girano in rete), quando al governo c'erano partiti di sinistra. Questi ultimi, però, si sono accorti solo ora di quelle braccia tese. I saluti romani, per intenderci, c'erano stati pure nel gennaio 2022 con Mario Draghi a palazzo Chigi e pure l'anno prima, quando il premier era Giuseppe Conte e l'attenzione era forse rivolta maggiormente a chi indossava o meno la mascherina anti-Covid. Chissà perché, solo adesso i nostalgici sono diventati un pericolo nazionale sul quale interrogare il governo.
"E la Digos dov'era?", hanno attaccato poi dall'area progressista, dimenticando che in questi casi la polizia c'è eccome. E monitora, osserva, filma tutto, come giusto che sia. A proposito: proprio i poliziotti della Digos consegneranno nelle prossime ore alla procura di Roma un'informativa per ricostruire quanto avvenuto alla commemorazione di Acca Larenzia. Saranno poi i magistrati, una volta ricevuto l'incartamento dalla polizia, a decidere se aprire o no un fascicolo sulla vicenda. Sul fronte politico, poi, la maggioranza non ha avuto difficoltà a prendere le distanze dai rigurgiti nostalgici. "Chi ha avuto un comportamento del genere certamente deve essere condannato da parte di tutti, come devono essere condannate tutte le manifestazioni di sostegno a dittature. C'è una legge che prevede che non si possa fare apologia di fascismo nel nostro paese, è vietato dalla legge", ha affermato il vicepremier segretario di Forza Italia, Antonio Tajani. Nel frattempo, la sinistra aveva già fatto scattare l'allarme fascismo a reti unificate.
"Siamo indignati per i saluti romani di fronte all'ex sede dell'Msi di via Acca Larentia, a Roma e non capiamo come sia stato possibile che si sia permessa questa sceneggiata fascista. La glorificazione e la celebrazione di simboli e gesti inneggianti al fascismo sono inaccettabili e vanno contro i valori fondamentali della democrazia e della convivenza civile. Presenteremo un'interrogazione urgente al ministro Piantedosi affinché si faccia luce su come abbia consentito lo svolgersi di questi inquietanti avvenimenti e sulla necessità di adottare misure concrete per contrastare ogni forma di organizzazione illegale che promuova ideali fascisti", ha tuonato ad esempio il co-portavoce di Europa Verde e deputato di AVS Angelo Bonelli. E la leader del Pd Elly Schlein - negli ultimi giorni taciturna sugli imbarazzi della sinistra per le affermazioni del giudice Degni - è tornata a farsi sentire: "Le organizzazioni neofasciste vanno sciolte, come dice la Costituzione".
Richieste di chiarimenti al ministro Matteo Piantedosi sono arrivate anche da Più Europa e Italia Viva. In compenso, da sinistra si erano levate voci assai meno tonanti in ricordo dei tre militanti del Fronte della gioventù uccisi il 7 gennaio 1978 a Roma nella strage di Acca Larentia. Il dettaglio è tutt'altro che secondario: il fatto che certe commemorazioni siano soggette al rischio di "infiltrati" nostalgici dimostra infatti che non esiste ancora una memoria condivisa e trasversale, soprattutto quando si tratta di ricordare caduti che militavano a destra.
Così, l'indignazione per i saluti
romani di un'assoluta minoranza di persone si è trasformata ancora una volta nel pretesto per spostare l'attenzione. Per dividere. Per continuare a considerare alcune commemorazioni e alcuni morti di serie b.
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