Adesso Grillo inveisce contro i tagli ai partiti

Il governo abolisce i finanziamenti pubblici ai partiti. Grillo s'infuria: "Legge truffa". Ha cambiato idea o è solo invidioso?

Adesso Grillo inveisce contro i tagli ai partiti

Adesso l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti è realtà. "Passiamo dall’età toleimaca all’età copernicana". Alla conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro delle Riforme Gaetano Quagliariello plaude al risultato ottenuto questa mattina dal Consiglio dei ministri: "Da un finanziamento pubblico fornito a prescindere si passa a un finanziamento pubblico sottoposto a due condizioni: la volontà della scelta dei cittadini e il fatto che i partiti siano una struttura fondamentale della vita democratica, strumenti del funzionamento delle istituzioni". Eppure c'è chi è già pronto alle barricate. Nonostante abbia fatto dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti una bandiera, adesso Beppe Grillo è pronto a schierarsi contro accusando il governo di prendere in giro i cittadini.

È l'ennesimo voltafaccia del comico genovese: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti non gli piace già più. Forse perché a portarlo a casa non è stato lui, ma l'esecutivo di larghe intese contro cui i Cinque Stelle stanno gettato insulti e improperi. Forse perché, oltre a far risparmiare denaro all'erario pubblico, il ddl licenziato oggi dal Consiglio dei ministri regolamenta i partiti attraverso norme volte ad assicurare il tasso di democrazia interna, la trasparenza dei partiti e i controlli sulle relative spese. "Le critiche del M5S? Forse perché abbiamo fatto la legge", ha commentato sarcastico Quagliariello respingendo al mittente i soliti attacchi di Grillo che, sul blog (leggi il post), parla di "presa in giro per i cittadini che continueranno a pagare per far campare i partiti" e lancia l’hashtag #leggetruffa. Sul web la risposta non si è fatta attendere. "Stavolta arrivano davvero i forconi - tuona la pletora pentastellata - questo non deve assolutamente passare dobbiamo scendere in piazza a tutti i costi". "L’importo totale a disposizione dei partiti potrebbe addirittura aumentare - ha incalzato il comico genovese - il finanziamento esce da una parte e entra dall’altra". In realtà, come ha spiegato lo stesso Quagliariello in conferenza stampa, il tetto c’è ed è di 61 milioni di euro, quindi un terzo in meno rispetto al finanziamento attuale. E questo solo nel caso in cui tutti decidessero di dare soldi ai partiti. Ci saranno, infatti, due opzioni: il contribuente potrà scegliere se dare i soldi allo Stato o ai partiti. L’inespresso verrà distribuito in base a queste opzioni.

"A me sembra una cosa chiara, evidente e inequivocabile - ha sottolineato il ministro delle Riforme - dal prossimo anno i partiti prenderanno meno e quello che si risparmia verrà messo in un fondo per diminuire il debito pubblico". E a Grillo: "È libero di protestare, vuol dire che non voleva levare i soldi ai partiti. Sapere che li abbiamo scavalcati è una buona notizia". A infastidire il comico è soprattutto la clausola dello statuto imposto a tutte forze politiche, vera e propria garanzia di democraticità interna come previsto dalla Costituzione. Il ddl presentato dal governo richiede solo che siano garantiti trasparenza e processi decisionali. Ogni partito deciderà come garantirli: il provvedimento lascia la massima libertà. Anche se M5S non ha per ora un vero e proprio statuto di partito, nessuno gli nega di darsene uno. "Se vuole partecipare al consesso democratico - ha concluso Quagliariello - Grillo troverà anche il modo, conservando una forma nuova, originale di partito".

Tuttavia, dalla veemenza degli attacchi, sembrerebbe che, oltre a infastidirsi per essersi fatto bagnare il naso da quei partiti che lui stesso bolla come Casta, il guru pentastellato non ha la minima intenzione di trasformare il M5S in una forza politica democratica.

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