Altro che gufi della sinistra. Ecco cosa pensano della Meloni all'estero

Oltre i nostri confini piovono apprezzamenti per l'operato del centrodestra: "Grazie al nuovo governo l'Italia sta riguadagnando rispetto, stima e credibilità"

Altro che gufi della sinistra. Ecco cosa pensano della Meloni all'estero

Le previsioni nefaste della sinistra non hanno trovato alcuna aderenza alla realtà dei fatti. Il fronte rosso aveva pronosticato sciagure e tempeste che si sarebbero dovute scaraventare sul nostro Paese in seguito alla vittoria del centrodestra e ancora oggi ritiene che il governo guidato da Giorgia Meloni stia fornendo una pessima immagine all'estero. Ma davvero oltre i nostri confini c'è una percezione così negativa? Tutt'altro. L'imprenditore Andrea Di Giuseppe, deputato di Fratelli d'Italia eletto all'estero, ha spiegato a ilGiornale.it come in realtà l'esecutivo stia riscontrando fiducia e speranza da parte degli imprenditori stranieri.

Onorevole Di Giuseppe, siamo reduci da un 25 aprile pieno di polemiche in Italia nonostante la lettera inequivocabile di Giorgia Meloni. All'estero come sono state accolte le parole del presidente del Consiglio?

"La premier ha fatto affermazioni ben precise, condivise da tutto il centrodestra, che non lasciano adito a interpretazioni. C'è sempre chi ha la stele di Rosetta della polemica ma mi auguro che le dichiarazioni di ieri abbiano messo fine alle discussioni sul 25 aprile. Detto questo, all'estero l'intervento di Giorgia Meloni è stato molto apprezzato, un discorso da statista privo di polemiche e rivolto a unire: ho amici politici e imprenditori che si sono sentiti rassicurati da questa ricerca del dialogo, dalla politica della mano tesa, dalla pacatezza della maggioranza. Il mondo imprenditoriale e la gente sono stufi delle discussioni, vogliono sentire parlare di lavoro, di obiettivi, di conquiste sociali, di diritti: la maggioranza si sta muovendo in questo senso e la risposta estera è assolutamente positiva".

La narrazione di un'Italia isolata e costretta all'irrilevanza corrisponde a ciò che si percepisce oltre i nostri confini o si guarda con fiducia verso il governo Meloni?

"Incontro spesso ambasciatori, colleghi politici di altri Paesi e, per lavoro, imprenditori di tutto il mondo. L'Italia è ritenuta da sempre un'eccellenza ma in questi primi mesi del governo Meloni percepisco più fiducia, voglia di investire e tornare nel nostro Paese. Una maggioranza solida, obiettivi precisi e una comunicazione non strillata stanno ricostruendo stima nell'Italia".

Cosa intendeva quando parlava di tornare?

"Faccio una premessa. Ci sono due Italia, la madrepatria da una parte e dall'altra 60 milioni di nostri connazionali e loro discendenti residenti all'estero. Parliamo di comunità che ha diffuso e fatto grande il 'made in Italy', che ha mantenuto vive le nostre tradizioni attraverso generazioni, che ama il suo Paese e che vuole tornare in patria. Circa un milione e mezzo di persone, tra italiani di origine e oriundi, vorrebbero trasferirsi in Italia; gente con diverse professionalità, che andrebbe a colmare quei vuoti registrati in tanti segmenti produttivi. Dopo anni di isolamento, con il governo Meloni una parte di loro vede la possibilità di tornare a casa, un'altra che le vengano finalmente riconosciuti quei diritti negati per tanti anni dalla sinistra. Le azioni del governo stanno riavvicinando queste due metà. Mettiamoci in testa che gli italiani sono 120milioni in tutto il mondo e solo riunendoli diventeremo una potenza internazionale a livello produttivo, economico, scientifico e culturale".

Allora per quale motivo la sinistra nostrana si diletta nel paventare catastrofismi?

"La paura può essere un'arma straordinaria, soprattutto per acquistare consensi e voti. La sinistra rimodula la sua politica sui timori della gente, non ha un programma a differenza della maggioranza. Qualcuno la chiamerebbe strategia comunicativa. Per me, che faccio l'imprenditore e vivo di fatti e di risultati, è terrorismo psicologico".

Lei è un imprenditore che può vantare sedi in ben tre Continenti. Qual è la sensazione che dall'estero ruota attorno all'esecutivo di centrodestra?

"Innanzitutto, il rispetto e la credibilità. Giorgia Meloni ha portato Fratelli d'Italia dal 2% ad essere il primo partito nazionale, diventando la prima donna premier del nostro Paese. Senza un programma, delle scadenze, obiettivi intermedi da raggiungere, non tagli un traguardo così importante. Coesione, obiettivi condivisi, progettualità e, mi ripeto, toni pacati, sono ben visti all'estero; il governo ha dovuto anche sistemare in tempi strettissimi alcune eredità del passato, altro motivo per il quale ha guadagnato in autorevolezza".

Il che conferma quanto siano prioritari gli obiettivi economici e sociali piuttosto che le sterili polemiche.

"Le faccio un esempio: il mio elettorato, che vive in Nord e Centro America, ha delle priorità. Sono stato eletto perché ho fatto di queste richieste un programma politico che mi ha portato al Parlamento; grazie a una visione comune della maggioranza, finora tutte le proposte di legge di Fratelli d'Italia – di molte sono il primo firmatario – sono andate avanti e qualche progetto si è già concretizzato a livello consolare: la gente lo ha capito. Sto ricevendo richieste e segnalazioni anche da Paesi fuori dalla mia circoscrizione elettorale essendo io l'unico deputato di Fratelli d'Italia eletto all'estero; la gente sta vivendo un cambiamento, lo percepisce e ci sostiene: il lavoro paga, le chiacchiere no".

Luigi Di Maio è a un passo dal ruolo di rappresentante speciale dell'Unione europea per il Golfo. Un'ipotesi che ha scatenato l'ira del centrodestra. Anche all'estero l'ex ministro non gode di grandi apprezzamenti o è ben visto?

"È una scelta europea legittima che fa chiaramente parte di logiche e trattative continentali, non condivise dal centrodestra italiano e, aggiungo, per me incomprensibili. Vorrei sapere quali siano le qualità che hanno portato il ministro degli Esteri del governo di Mario Draghi a essere indicato per un mandato così importante; da anni, la mia vita è all'estero, divisa fra più continenti, Di Maio alla Farnesina è stato il punto più basso della politica internazionale italiana. I danni fatti dall'ex 5 Stelle sono ferite aperte che stiamo cercando di ricucire e, infatti, uno dei primi viaggi della premier Meloni è stato negli Emirati. Scarsa capacità diplomatica porta a ricadute sulle imprese e gli italiani all'estero: ai tempi, Di Maio ha azzerato la nostra credibilità".

Di recente Meloni è stata in India e negli Emirati Arabi per siglare accordi di cooperazione, soprattutto energetica. Crede che il ruolo di Di Maio possa rappresentare un pericolo in tal senso?

"Ho un terrore giustificato.

Lo scivolone di Di Maio nel 2021 lo ricordano in molti e comunque anche le sue gaffe dettate da inadeguatezza del ruolo e scarsa conoscenza della materia ci danno la misura del politico. Sia chiaro, uno scivolone può capitare a tutti ma quando ne inanelli una serie vuol dire che bisogna cambiare lavoro".

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