Amato riapre anche Bologna. "Una verità incompiuta"

Dopo Ustica i dubbi dell'ex premier sulla strage alla stazione. "Qui però non ho un Macron a cui chiedere di darsi da fare"

Amato riapre anche Bologna. "Una verità incompiuta"
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Giuliano Amato si presenta alla «Stampa estera» per un chiarimento, visto che le testate internazionali, in particolare d'Oltralpe, erano rimaste un po' spiazzate dalle sue parole su Ustica, indirizzate a Parigi e al presidente Macron. Ma a chi gli fa notare che dopo la sua intervista sabato a Repubblica, seguita da ricalibratura in un colloquio con La Verità, e poi ieri da una lettera ancora su Repubblica dopo le dure reazioni politiche, si fa trovare pronto: rispondendo a chi, anzitutto, chiede conto all'ex presidente del Consiglio delle sue riflessioni, finite quasi dissipate in un quadro dai contorni sempre più pasticciati, e che rischiavano di uscire dal seminato che forse lui stesso aveva in mente.

Nessuna marcia indietro, chiarisce però: «Ho ritrattato che cosa? La verità su Ustica? - dice Amato - Io non ho mai detto che stavo dando la verità su Ustica, ma che portavo avanti l'ipotesi più fortemente ritenuta credibile tra quelle formulate, specificando che non avevo alcuna verità da offrire e che il mio scopo era di provocare un avvicinamento, se possibile, alla verità. In questo ambito - continua Amato - non ho detto a Macron di chiedere scusa, ma che sono scemo? Che, improvvisamente, arriva un italiano che dice certe cose....? No, io chiedo a Macron di occuparsi della cosa (l'ipotesi che sia stato un missile francese a colpire il Dc9 causando la morte di 81 innocenti, ndr), se dimostra che è infondata è la cosa migliore, se risulta fondata deve chiedere scusa».

Amato smentisce quella che chiama «la sagra dei secondi e terzi fini», dei «vantaggi personali» che ne avrebbe potuto ricavare, o degli svantaggi «da recare all'uno o all'altro». La politica, dice, non c'entra «nel mio discorso». Non quella di oggi. Semplicemente, sostiene, una persona di 85 anni comincia a ragionare avendo qualcosa di diverso in mente da ciò che quotidianamente affligge i giornalisti che si occupano di cronaca politica. Si presenta insomma come una persona che comincia a chiedersi se c'è qualcosa di utile che può ancora fare, «qualcosa di incompiuto che può provare a completare».

Ecco allora un'altra dichiarazione. Aveva fatto riferimento a una serie di affermazioni, tra cui quelle dell'ex presidente Cossiga, quindi Amato allarga il discorso ad altre verità che potrebbero essere ritoccate. Per esempio, la strage di Bologna: vale lo stesso principio? Per lui, che su Ustica dice di non avere prove, sul dossier Bologna di cui nelle scorse settimane si era riparlato, il dubbio sulla verità processuale è considerato lecito? Amato non si oppone, anzi. Pur premettendo che «su Bologna ne so molto meno, rispetto a Ustica», ammette che «esiste questo tema, e cioè che ci sono verità, situazioni importanti, rispetto alle quali abbiamo comunque la percezione di una verità o fasulla o incompiuta. E, se incompiuta, magari mancante di una parte importante. La strage di Bologna un po' ha questo - dice al Giornale - pensi a un fatto che è una persona, Emanuela Orlandi. Nonostante ora il Pontefice abbia detto "dobbiamo arrivare" non sappiamo praticamente nulla, è un quesito aperto».

«La pacificazione con la Storia - insiste nel ragionamento - finisce per arrivare il giorno in cui questi misteri si disciolgono in una verità accertata e accettata, ed è vero che nella nostra Storia ne abbiamo ancora di incomplete».

E se su Ustica invita ancora «la politica» a interrogarsi - e «non necessariamente quella italiana, può darsi che sia di più quella francese che possa fare qualcosa» - sul riaprire il dossier Bologna, su cui pure ha posto ieri l'accento, dice amaro: «Lì non ho un Macron a cui chiedere "datti da fare", non ce l'ho...».

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