Il caso di Ramy Elgaml, e le manifestazioni di piazza degli ultimi giorni, sono ormai al centro di ogni dibattito di qualsiasi talk show politico serale. Spesso se non sempre in contrapposizione, la sinistra che coccola gli antagonisti deve vedersela con una destra poco incline al dialogo con chi mette a ferro e fuoco le città italiani in nome di una “vendetta” per il giovane ragazzo morto a bordo di uno scooter mentre scappava dalla forze dell’ordine.
Una tragedia che ha diviso anche lo studio di DiMartedì, la trasmissione politica condotta da Giovanni Floris su La7. Il ring mediatico è già pronto. Da una parte Achille Totaro, esponente di Fratelli d’Italia ed ex senatore. Dall’altra, sul versante diametralmente opposto, Paolo Romano, giovane politico dem e consigliere di sinistra della Regione Lombardia. “A 17 anni i ragazzi non devono andare a rubare o aggredire le persone”, esordisce senza tanti giri di parole Totaro. La diversità di vedute in materia di sicurezza è evidente. “Ma cosa sta dicendo” controbatte il consigliere dem. Da qui la replica, prendendo come trampolino di lancio il modello americano: “Senta Ronano, in America, se uno aggredisce o entra in casa altrui, se lo faccia spiegare, gli sparano addosso”, incalza. E aggiunge: “E questo lo fanno sia i democratici sia i repubblicani”.
Le voci si sovrappongono. Romano non alza bandiera bianca: “Lei non sa rispondere alla domanda”. L’accusa all’esponente di Fratelli d’Italia è quella di sviare il discorso e addossare le colpe alla sinistra che vuole dare sempre meno potere agli agenti in divisa. “Risponda agli italiani”, continua Romano. Quello che però forse si dimentica il dem sono le immagini indecenti delle piazze italiane. Scontri, feriti, agenti insultati e lanci di bombe carta. Un mix di violenze esasperato da una sinistra spesso cieca davanti al vero obiettivo dei manifestanti: delegittimare l’operato delle forze dell’ordine.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stato altrettanto chiaro a riguardo definendo le manifestazione per Ramy come un vero e proprio “pretesto” per commettere violenze e “compiere reati”. "Cambiano le motivazioni nelle manifestazioni di protesta, si va dalla Tav ai temi ambientali e poi si passa alla strumentalizzazione di tragedie.
rimane però il tratto unificante che è quello di fare manifestazioni che sembrano essere il pretesto per commettere violenze e soprattutto per aggredire le Forze di polizia come dimostrano, peraltro, le statistiche", ha spiegato il ministro dell'Interno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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