Il caso Ilva travolge il centrosinistra pugliese, Vendola compreso. Ieri il gip di Taranto ha ordinato l'arresto per concussione e tentata concussione del presidente della Provincia, l'esponente del Pd Giovanni Florido. Ma c'è di più. Dall'ordinanza emerge che le fiamme gialle, in un'informativa, ipotizzano un episodio di concussione anche per Nichi Vendola. Il dettaglio è in una nota del provvedimento, dove a proposito dei «rapporti para-istituzionali» tra Ilva e politica, il gip riporta un passaggio dell'informativa della Gdf del 24 gennaio scorso. Questa, trattando delle «entrature» del colosso dell'acciaio, ricorda «l'ipotizzata vicenda concussiva in danno del direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, allorquando si profilava per lo stesso il mancato rinnovo dell'incarico (...) per effetto delle sollecitazioni rivolte al governatore Vendola e ai suoi più stretti collaboratori - tra gli altri l'allora capo-segreteria, Manna - proprio dai vertici Ilva». Secondo i finanzieri, Assennato cambia atteggiamento nei confronti dell'Ilva, «come ampiamente documentato», proprio «all'esito di quella vicenda concussiva e per effetto di essa».
Se Nichi è nel mirino delle fiamme gialle, il gip Patrizia Todisco colpisce al cuore l'amministrazione provinciale di Taranto. Arrestando il presidente della giunta, Florido, l'ex assessore all'Ambiente Michele Conserva (Pd, dimessosi nel 2012), e mandando ai domiciliari l'ex dg dell'ente, Vincenzo Specchia. Manette anche per l'ex responsabile delle relazioni esterne del colosso dell'acciaio, Girolamo Archinà, che proprio ieri stava per lasciare il carcere dopo la concessione dei domiciliari per le sue condizioni di salute incompatibili con il carcere. Nonostante la patologia conclamata, però, la nuova ordinanza lo terrà ancora qualche giorno dietro le sbarre. L'accusa, per Florido e per i suoi collaboratori, è di aver favorito con pressioni «reiterate» sui dirigenti della Provincia l'iter autorizzativo di una discarica interna all'Ilva, essenziale per ottenere l'Aia, l'autorizzazione ambientale che ha permesso ai Riva di continuare a produrre. L'ordinanza è un pesante atto d'accusa contro Florido. Il politico del Pd, alla guida della Provincia dal 2004, secondo il gip ha rivelato una «inquietante, forte inclinazione comportamentale ad asservire il pubblico ufficio (...) al conseguimento di obiettivi di favore economico a beneficio di determinati soggetti». Se Archinà, nell'interesse dell'Ilva, secondo il giudice era l'«ispiratore» delle pressioni portate avanti dagli altre tre, Florido era il regista, colui che «indirizzava» le condotte contestate.
Il «grande accusatore» è Luigi Romandini, dirigente del settore ecologia della Provincia, piazzato in quell'incarico e poi rimosso proprio da Florido perché «reo» d'aver resistito alle pressioni per rilasciare l'autorizzazione per la discarica. Romandini, interrogato il 30 novembre, racconta che Florido gli chiedeva l'evasione «ad horas» delle richieste giunte dall'Ilva, «e di fronte alla mia legittima e doverosa richiesta di esaminarle nei tempi dovuti, mi rispondeva: Se non se la sente mi faccia due righe e si dimetta!». Sul via libera alla discarica, ricorda ancora Romandini, Florido e Conserva insistevano nonostante la mancanza dei pareri di Asl e Arpa Puglia: «Fu proprio Florido a dirmi che avrei dovuto rilasciare comunque l'autorizzazione subordinandola all'acquisizione dei pareri». Ma il dirigente nega il placet, e perde prima il saluto del presidente, poi la poltrona. Rimosso Romandini, annota il gip, le pressioni proseguono sul successore, Ignazio Morrone. E stavolta sembrano funzionare. In ambientale, gli inquirenti a marzo 2010 intercettano Morrone che «arrendevole dice al Conserva: Ripeto, non ho problemi a firmare».
Durante l'interrogatorio, il dirigente si giustifica: «Quell'affermazione nasceva da un mio stato d'animo (...) il mio stato d'animo in quel particolare periodo è anche verosimilmente addebitabile alla presa d'atto del risentimento di Florido verso la mia persona».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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