Dopo averli pugnalati alla schiena Schlein si ricorda degli operai di Stellantis

Se il comparto automotive è nel pantano è anche colpa del furore green della sinistra. Agli operai di Stellantis la Schlein dovrebbe prima di tutto chiedere scusa

Dopo averli pugnalati alla schiena Schlein si ricorda degli operai di Stellantis
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E così, dopo essersi strenuamente battuta per garantire a qualsiasi disperato non solo un porto aperto pronto ad accoglierlo ma anche la cittadinanza facile nel giro di pochi anni; e dopo aver fatto da scudo ai barconi di ong straniere stracarichi di immigrati clandestini, che immancabilmente vengono a sbarcare sulle nostre coste; e ancora, dopo aver spalleggiato qualsiasi richiesta avanzata dalla comunità arcobaleno, anche la più irricevibile e impraticabile; e dopo aver assecondato le eco ansie finanche dell’ultimo gretino che s'incollava le mani all’asfalto facendo stramaledire il creato agli automobilisti inchiodati nel traffico; e dopo aver coccolato i centri sociali, i collettivi studenteschi, gli antagonisti, i no global, i pro Pal – insomma, tutti i violenti che ogni settimana scendono in piazza per protestare contro il governo; e dopo aver voltato le spalle ai poliziotti che, per uno stipendio da miseria, ogni giorno prendono sputi e calci in faccia dalle minoranze di cui sopra; e infine, dopo aver sprecato (inutilmente) ogni sua energia per mettere insieme un “campo largo” che a ogni appuntamento elettorale si tramuta in un "campo santo", Elly Schlein si è finalmente ricordata della classe operaia.

È successo oggi, con gli operai di Stellantis. La segretaria dem ha gonfiato il petto e ne ha cantate quattro al padrone: John Elkann. "Non possono essere i lavoratori e le lavoratrici a sobbarcarsi i costi di quello che sta accadendo nel settore e della mancanza di politiche industriali che accompagnino i cambiamenti necessari", ha tuonato sentendo (forse) scorrerle nelle vene quelle lotte sindacali che un tempo il Partito comunista italiano, prima di farsi élite radical chic, portava avanti a braccetto con la Cgil. Altri tempi. Oggi la Schlein scende sì in piazza con Maurizio Landini ma giusto il tempo della photo-opportunity. Poi, subito dopo essere uscita dal corteo, eccola nuovamente occuparsi dell'ultima minoranza votata alla causa woke.

Ora la Schlein pretende che venga "stigmatizzato l'atteggiamento di Elkann" che ha declinato l'invito a riferire in Parlamento sulla produzione (disastrosa) di Stellantis in Italia. Sacrosanto. Dopo aver preso tanto dagli italiani, la defunta Fiat non può scaricare sul sistema Paese le sue scelte aziendali disastrose.

La segretaria dem, però, se fosse veramente onesta, dovrebbe anche ammettere che lei, il Partito democratico e la sinistra tutta hanno sempre sostenuto, se non addirittura pompato, il furore green che in Europa ha imposto l'elettrico al comparto automotive trascinandolo nel pantano in cui si trova ora. E, dopo averlo ammesso, a quella stessa classe operaia di Stellantis dovrebbe umilmente chiedere scusa.

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