Dei gruppi unici del Terzo polo se ne discuterà al rientro, cioè a settembre. Se non altro perché il Senato ad agosto è fermo al palo. E tanti parlamentari sono in vacanza. Sul momento di frizione interna, per usare un eufemismo, si è espresso anche il renziano Luigi Marattin: «Sicuramente, la situazione era insostenibile, era evidente da aprile, con la rottura sulla federazione, le litigate su Twitter, la volontà di non andare insieme alle Europee», ha poi argomentato Marattin.
Intanto il leader di Azione Carlo Calenda sembra nella pratica di voler favorire un accordo organico con gli altri partiti di centrosinistra. Lo dicono le mosse e i temi cavalcati, tra tutti il salario minimo. L’ex ministro dello Sviluppo economico è ora disposto a sostenere la petizione per la proposta unica di Giuseppe Conte sul sussidio, con tanto di toni entusiastici de Il Fatto Quotidiano. «Petizione giallorosa per il salario minimo: c’è anche Calenda», si leggeva ieri sul giornale diretto da Marco Travaglio. E Repubblica invece titolava: «Schlein, Conte e Calenda per una volta uniti: per il salario minimo raccolta firme insieme». Quindi, pure in relazione al Movimento 5 Stelle, si può parlare di un avvicinamento. Difficile del resto immaginare un Calenda sostenitore di una provvedimento immaginato e sottoscritto da Conte durante la scorsa campagna elettorale. Poi ci sono anche le parole, pronunciate dal leader di Azione ieri sera a Controcorrente: «Se Renzi vuole andare via dai gruppi è una scelta sua, che io rispetterò. Questa storia mi ha proprio rotto le b...e».
Dal canto suo, Matteo Renzi, ha specificato le ragioni della sua contrarietà: «La proposta di legge salario minimo con il primo firmatario Conte e con il sostegno della Cgil è ben diversa da quella che abbiamo presentato agli elettori. Ho spiegato dunque il perché non l’ho firmata mentre ho firmato la proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl per la partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende», ha scritto l’ex presidente nel Consiglio nella sua E-News di ieri. Fonti Iv fanno sapere che Renzi è concentrato sui temi e sulla questione dossieraggio.
La sua impostazione è tutta programmatica: «La commissione di inchiesta sul Covid è un dovere politico e morale per il Parlamento. A chi dice che la commissione non serve dico: chiedetelo alla famiglia di David Rossi se le commissioni di inchiesta possono servire. E non a caso sulla pandemia ha fatto una commissione l’Unione Europa, una la Regione Lombardia. Perché non farla? Chi ha paura della verità?», ha scritto.
Sulle riforme, poi, altro passo rispetto ad Azione, che si è ormai sganciata dalla volontà di un riassetto istituzionale: «L’elezione diretta del premier è un punto fondamentale per chi crede nella difesa della democrazia in questo tempo di crisi. Ed è anche una delle riforme che il Terzo Polo aveva proposto in campagna elettorale. Non abbiamo cambiato idea».
In attesa di capire quali saranno i futuri equilibri tra dem e Azione, + Europa di Riccardo Magi non sarebbe disposta a dialogare su un gruppo parlamentare alla Camera con l’ex candidato a sindaco di Roma ed i suoi.
Momenti di stallo che, come premesso, subiranno qualche scossone soltanto in autunno, quando le elezioni europee saranno alle porte. E il quadro non potrà che diventare più chiaro. Mariolina Castellone, vicepresidente del Senato ed esponente di punta del Movimento 5 Stelle contiano, non nasconde la sua soddisfazione nel veder Azione sganciata da Renzi sul salario minimo: «Siamo soddisfatti - ha dichiarato a Il Giornale - di vedere che finalmente diverse parti politiche appoggino la nostra proposta.
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