Tesoriere del partito ma di fede leghista piuttosto recente Francesco Belsito, il segretario amministrativo del Carroccio accusato di truffa ai danni dello Stato e di appropriazione indebita nella gestione dei rimborsi elettorali del movimento, è considerato molto vicino alla famiglia di Umberto Bossi. Nato a Genova nel 1971, il tesoriere dei lumbard è da sempre una figura piuttosto controversa: ha conquistato più le pagine della cronaca che quelle della politica da quando nel 2002 è entrato a far parte della Lega Nord fino a diventare tesoriere nel 2009 e sottosegretario alla Semplificazione normativa con l'allora ministro Roberto Calderoli.
Belsito inizia la carriera politica in Forza Italia come autista e portaborse dell’ex ministro della Giustizia Alfredo Biondi. L’avvicinamento al Carroccio avviene grazie all'ex tesoriere ligure Maurizio Balocchi. Belsito diventa militante nel 2002: è proprio in seguito alla malattia e alla morte di Balocchi che eredita i suoi incarichi nel partito e al governo (prima diventa tesoriere, poi, nel 2010, sottosegretario). Risale, invece, a un paio di anni fa la nomina a vice presidente del Consiglio di amministrazione della Fincantieri. Chiacchierato per le sue due lauree "fantasma" prese all’estero (una in Scienze della comunicazione presa a Malta e una in Scienze politiche conseguita a Londra) e per la Porsche Cayenne parcheggiata nei posti auto riservati alla questura di Genova, Belsito vanta un "titolo" da perito preso nel 1993 all’Istituto privato napoletano Pianma Fejevi, a Frattamaggiore. Titolo che, a detta di Gian Antonio Stella, sarebbe taroccato. "Il nome di Belsito non risulta nell’elenco esaminandi - si legge sul rapporto della Finanza - la firma del preside non corrisponde". Non solo. La scuola non esiste nemmeno più dopo essere stata travolta da una inchiesta sui diplomi venduti.
Come tesoriere finisce nel mirino di alcune inchieste giornalistiche del Secolo XIX proprio sulla gestione dei rimborsi elettorali del Carroccio. Secondo il quotidiano genovese, i soldi di via Bellerio sarebbero finiti in fondi in Tanzania e a Cipro, oltre a investimenti in corone norvegesi. Gli articoli vengono pubblicati a dicembre e provocano la rabbia della base che si sfoga ai microfoni di Radio Padania e durante la manifestazione dello scorso 22 gennaio quando, in piazza Duomo a Milano, spuntano striscioni come "La Tanzania non è un Bel Sito". Critici anche alcuni esponenti di spicco del partito, soprattutto la cosiddetta ala "maroniania".
Il caso delle operazioni finanziarie all’estero è stato portato all’attenzione della riunione del Consiglio federale, che, proprio il 22 gennaio scorso, ha chiesto una verifica dei conti anche se il Senatùr lo ha sempre difeso - almeno finora - definendolo un "buon amministratore".
Anche se, ha precisato Bossi, "la Lega non è una fabbrica", forse "Belsito doveva consigliarsi con me, che ne so più di politica". Il leader del Carroccio ha, però, negato che i soldi del movimento siano finiti in Tanzania.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.