Berlusconi conferma il sostegno al governo: "Riforme subito per non trattare con Grillo"

L'ex presidente del Consiglio lo scrive nel terzo anniversario della morte di don Gianni Baget Bozzo: "Le sua analisi sono ancora utili per capire il nostro Paese". Sottolinea: se mi sono fatto da parte è perché fossero fatte le riforme. E ammonisce la politica: senza ci si ridurrebbe a dover trattare con piccole compagini che non si curano del Paese ma dei loro interessi personali

Berlusconi conferma il sostegno al governo: "Riforme subito per non trattare con Grillo"

"L’Italia è un Paese ingovernabile". A dirlo è l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Lo scrive in una lettera pubblicata su ragionpolitica.it in occasione del terzo anniversario della scomparsa di don Gianni Baget Bozzo, fondatore della rivista online di approfondimento politico e culturale. Berlusconi sottolinea come le analisi di don Gianni "sono ancora utili per capire come sia impossibile governare un Paese come l’Italia con un sistema istituzionale che non dà alcun potere al governo e rende il Paese ingovernabile. Siamo ancora lì".

Le resistenze al cambiamento

"Don Gianni - continua Berlusconi - seppe descrivere con lucidità appassionata la crisi della nostra politica, la necessità di un cambiamento e le difficoltà, i problemi, le resistenze che a quel cambiamento si opponevano e si oppongono tuttora. Per questo, il suo pensiero resta un punto di riferimento. Dalle sue analisi è nata l’esperienza politica cominciata nel 1994 e che si è sviluppata attraverso Forza Italia prima e il Popolo della Libertà poi".

Essenziale riformare

Il Cav, durante la consegna dei premi Guido Carli, sottolinea come si sia fatto da parte perché in Italia si desse il via a un processo di riforma e ammonisce il mondo della politica.

Se le riforme non saranno fatte - questo il pensiero di Berlusconi - ci si ridurrebbe a dover trattare con i piccoli partiti, a "dover trovare l'accordo", come accade per ogni legge in Parlamento con "il 5% di Grillo, il 6 % di Vendola, il 7% di Di Pietro, il 7% di Casini, il 2% di Fli e il 9% della Lega, che agiscono non per l’interesse comune ma guardando spesso al proprio interesse particolare".

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