Berlusconi: "Mi ricandido perché voglio salvare il partito"

In un colloquio con Vespa confida: "Se scendessimo all'8% che senso avrebbero avuto 18 anni in politica?". E rivela i suoi progetti: rendere l'Italia governabile

Berlusconi alla riscossa. Il Cavaliere sta preparando la sua ridiscesa in campo e, in un colloquio con Bruno Vespa, racconta il retroscena della sua decisione. «Mi ricandido perché me lo chiedono tutti», assicura. Poi aggiunge che lo fa anche per salvare il Pdl: «Eravamo al 38 per cento nel 2008. Se per assurdo dovessimo scendere all'8, che senso avrebbero avuto 18 anni di impegno politico?». Dalla sua ha i sondaggi della Ghisleri che parlano di un Berlusconi taumaturgico per il partito: senza di lui i consensi scenderebbero a livelli di guardia. Ecco perché il Cavaliere ha definitivamente rotto gli indugi sebbene l'ufficializzazione vera e propria ancora non ci sia stata. Confida a Vespa che gli spifferi a Palazzo Grazioli hanno accelerato tutto: «Avrei voluto dare l'annuncio più in là, magari all'inizio dell'autunno. Ma qui non si riesce a tenere nulla di riservato...».

Insomma, chi ha brindato alla fine di Berlusconi lo ha fatto un po' troppo presto. L'ex premier vuole stare ancora in campo e in prima fila. C'è da fare la rivoluzione liberale, eterna incompiuta del Paese; c'è da spingere sull'acceleratore delle riforme istituzionali per portare a casa il semipresidenzialismo. Non si entra nel merito dei tempi stretti per il cammino delle riforme. Il problema di fondo è quello di rendere l'Italia finalmente governabile. Berlusconi si sfoga con Vespa perché non è gestibile uno Stato in cui il primo ministro non può revocare un ministro o un sottosegretario; e in cui si perdano quasi due anni per approvare una legge in entrambe le Camere. Ma la politica è così: fatta di infinite mediazioni e di ricatti. Come la legge elettorale, altro nodo che i partiti non riescono a sciogliere perché ognuno spera di farsene una su misura.

Berlusconi conferma poi la linea della responsabilità nei confronti del governo Monti. Nessuno si azzarderà a staccare la spina anche se buona parte della politica del Professore è l'opposto di quello che farebbe il Cavaliere. Il quale, con fair play lontano mille miglia dai suoi avversari, non affonda il coltello nella piaga dello spread. Il differenziale con i titoli di Stato tedeschi rimane altissimo ma non per questo arriva la sberla ai tecnici: «Noi subimmo una violentissima campagna sugli spread - racconta Berlusconi - Eppure io ho sempre saputo che essi sono frutto di speculazione e non hanno niente a che vedere con i fondamentali di uno Stato».

Berlusconi, quindi, è pronto a rigettarsi nella mischia e ad affrontare l'ennesima campagna elettorale. Per far questo nel migliori dei modi, l'ex premier s'è dato un ruolino di marcia fatto di dieta ferrea e vita morigerata. «Perderà 8 chili in tutto», confessa Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele e suo medico personale. Che poi aggiunge: «È pronto per una nuova campagna elettorale e io gli ho dato il via libera. Anzi, è salutare che lui interpreti una vita da protagonista: gli fa bene alla salute e lo vedevo sofferente a stare in terza o quarta fila».
A dimostrazione che sarà lui a gestire modi e tempi della campagna elettorale, Berlusconi - ieri ad Arcore con la famiglia - si prepara a studiare a fondo la questione relativa all'euro. Domani, a villa Gernetto, è confermato un summit a porte a chiuse assieme ad economisti e premi Nobel per analizzare al meglio la crisi finanziaria e le possibili ricette per uscirne. Sul tavolo la questione della moneta unica, con un approfondito studio sulla fattibilità dell'uscita dall'euro.

Alla tavola rotonda, di certo ci sarà l'ex ministro Antonio Martino. Saranno in tutto otto gli ospiti del vertice che raggruppa le migliori teste pensanti del Mont Pelerin Society, uno dei più importanti pensatoi liberali esistenti.

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