Berlusconi in silenzio attende la Cassazione Bari, altro blitz dei pm

Il Cavaliere segue la "linea Coppi" e non parla per evitare attriti. Il partito spinge sulla riforma della giustizia: appoggio ai referendum radicali

Berlusconi in silenzio attende la Cassazione Bari, altro blitz dei pm

Berlusconi attende il giudizio della Cassazione con la bocca sigillata. Spera che l'atteggiamento responsabile, che contribuisce a ricercare la pacificazione e blinda il governo delle larghe intese, possa influire in qualche modo sulla sentenza Mediaset. Questo nonostante continui a professarsi innocente e a definire assurdi i primi due gradi di giudizio. Non gli resta che confidare nella linea Coppi, dal nome del legale che lo segue nel ricorso in Cassazione: volare basso. Ciò non toglie che parallelamente Berlusconi dia il via libera a una campagna mediatica tesa a dimostrare la sua non colpevolezza. Non a caso sul sito del Pdl sono comparse delle slide dal titolo inequivocabile: «Le anomalie del processo Mediaset». Nel sito si legge: «L'ipotesi accusatoria è così assurda e risibile che in presenza di giudici non totalmente appiattiti sull'accusa e super partes, sarebbe finito ancor prima di iniziare, con grande risparmio di tempo per i magistrati e di denaro per i contribuenti. Basti pensare che una sola delle molte inutili consulenze contabili ordinate dalla Procura è costata ai cittadini quasi tre milioni di euro». Tredici pagine per lamentare l'assurdità di un procedimento che potrebbe cambiare la storia. È scattato il conto alla rovescia e, sebbene nessuno sappia quale sarà il giudizio dei supremi giudici, tutti sanno che gli effetti di una condanna potrà avere effetti devastanti sulla vita del governo.
A prescindere dal caso Mediaset, il Pdl si sta mobilitando per andare a fondo sulla questione giustizia. Naturalmente i tempi della battaglia sono molto più dilatati rispetto al redde rationem giudiziario, atteso tra una decina di giorni. Ma tant'è. Il partito si sta dando da fare per raccogliere le firme al fine di raggiungere il quorum dei referendum radicali. Mancano 56 giorni per la consegna delle 500mila firme necessarie affinché gli italiani si possano esprimere su responsabilità civile dei magistrati, separazione delle carriere, magistrati fuori ruolo, custodia cautelare ed ergastolo. Una battaglia che molti del Pdl combattono con l'amaro in bocca: «Dovevamo farla prima la riforma della giustizia...», è il rammarico di tanti parlamentari. Il capogruppo alla Camera Brunetta suona la carica: «Visto che il Parlamento non è stato in grado di fare una riforma organica della giustizia, visto che i vari governi che si sono susseguiti, anche i nostri, devo fare un mea culpa, non sono stati in grado di porre mano alla riforma della giustizia, che ci pensi il popolo sovrano». E poi graffia: «Vorrò vedere poi come si scaglieranno i magistrati o le correnti sindacali della magistratura, Magistratura democratica e altri, come si scaglieranno, se ne avranno il coraggio, contro il popolo sovrano. Sarà ben divertente. Per cui, andiamo tutti a sottoscrivere i sei referendum radicali, in maniera tale che l'anno prossimo, se tutto va bene, si possa votare e si possa avere per via referendaria, cioè per via della democrazia diretta, una grande, grande riforma della giustizia». In tutta Italia sono spuntati gazebo e punti di raccolta per sostenere i quesiti.

Una battaglia che i pidiellini giudicano fondamentale anche perché ogni giorno dalle procure arrivino sciabolate al Cavaliere. L'ultima è dei magistrati di Bari, nell'ambito dell'inchiesta sulle escort.

Chiuse le indagini, l'accusa contesta all'ex premier di aver pagato l'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini affinché mentisse su presunto giro di ragazze avvenuto tra il 2008 e il 2009. A far da tramite, l'ex direttore dell'Avanti, Walter Lavitola. Molto probabile, pertanto, che arrivi la richiesta di un rinvio a giudizio anche dalla procura pugliese.

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