Oggi è toccato a Pier Luigi Bersani. Dopo aver parlato con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, oggi pomeriggio il premier Mario Monti ha incontrato il leader del Pd. Sul tavolo c'era il futuro (politico) del Professore e la sua candidatura alle prossime elezioni. Secondo un sondaggio di Mannheimer, quasi metà dei voti dei democratici andrebbe all'attuale presidente del Consiglio. Tanto che il segretario piddì starebbe valutando di farsi da parte per due anni in attesa che Monti torni alla Ue, pur rimanendo un altro grande problema: Nichi Vendola.
Secondo voci vicine ai palazzi romani, senza l'alleanza con il leader del Sel le chances di Bersani di arrivare a Palazzo Chigi crollerebbero. Una volta arrivato al governo, però, si aprirebbe una ferita insanabile tra le politiche proposte da Vendola, che ha chiestro una forte discontinuità con l'esecutivo tecnico, e le direttive dell'Unione europea in materia di riforme e rigore. Con Vendola nella squadra di governo, infatti, sarebbero subito a rischio le riforme del sistema previdenziale e del mercato del lavoro, entrambi capisaldi dei tecnici. "È bene concentrare la discussione sul presente, il futuro prossimo di cui parla Monti, non riesco proprio a vederlo", ha spiegato Vendola rigettando l’ipotesi di ripresa del Paese nel 2013 avanzata in mattinata dal Professore. "Cerco di capire quali sono le macchine ottiche utili per avere la vista che ha il presidente del Consiglio", ha poi scherzato il governatore della Puglia temendo "un’ulteriore decrescita della produzione industriale, la perdita dei posti di lavoro per circa un milione e mezzo e la disoccupazione giovanile che continua a battere record storici". Ricordando che la pressione fiscale ha battuto tutti i record storci, Vendola non sa come si possa intravedere un elemento di ripresa per il Belpaese. "L’Italia è un Paese sbandato e smarrito ed è un Paese la cui febbre sociale è molto alta", ha concluso il leader del Sel augurandosi di venir smentito e che abbia ragione la "profezia" di Monti.
Non è certo un mistero che senza l'accordo singlato con la sinistra radicale alle primarie, il Pd sarebbe (forse) riuscito a intrecciare un accordo con i centristi di Pier Ferdinando Casini con l'ipotesi di aiutare Monti a raggiungere il Quirinale anziché Palazzo Chigi. D'altra parte è stato lo stesso Bersani a ribadire più volte che, da parte del Professore, preferirebbe una posizione di terzietà. Massimo D'Alema non è stato da meno. Peccato che la maggior parte dell'elettorato democratico la pensi diversamente.
Così, strattonato dai "montiani" e dalla sinistra radicale, Bersani si trova (ancora una volta) al bivio. Anche se, l'aver preferito l'asse con Vendola al rinnovamento proposto da Matteo Renzi, fa capire qualche strada potrebbe percorrere il leader piddì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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