"C'è lo stesso clima di allora". L'allarme del figlio di Biagi sul caso Cospito

Lorenzo Biagi, ricordando il padre ucciso dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002, denuncia il clima da anni di Piombo che si sta sviluppando: "É importante coltivare la memoria. Bisogna unirsi"

"C'è lo stesso clima di allora". L'allarme del figlio di Biagi sul caso Cospito

Gli attentati alle nostre ambasciate a Madrid e Berlino, le auto della polizia date alle fiamme, le lettere minatorie indirizzare al presidente del Consiglio e ai ministri dell’esecutivo, le occupazioni delle aule universitarie in nome di un terrorista e, per ultimi, i manifesti raffiguranti i presunti “assassini” di Alfredo Cospito con tanto di fototessera segnaletica in bianco e nero. Episodi che, se messi in fila, ci riportano con la mente agli anni Settanta, agli anni di Piombo. Una stagione terribile, che ha segnato in negativo la nostra Prima Repubblica e che ha raggiunto il momento più tragico con l’uccisione di Aldo Moro nel 1978. Con una certa amarezza, Lorenzo Biagi, figlio di Marco Biagi, professore ucciso dalle Nuove Brigate Rosse nel 2002, denuncia il “clima di piombo” che si sta sviluppando negli ultimi giorni. In un’intervista a La Nazione, Lorenzo Biagi ripercorre l’omicidio politico di suo padre e denuncia l’escalation di violenze anarco insurrezionaliste.

Il clima di tensione

Il 19 marzo del 2002, Marco Biagi, professore e giuslavorista bolognese, nonché consulente del ministero del Lavoro, viene ucciso a colpi d’arma da fuoco dalle Nuove Brigate Rosse a Bologna nel 2002. Sei proiettili, via Valdonica, e la rivendicazione dell’attentato, a firma Nuove Brigate Rosse. Sono passati quasi ventuno anni e il clima di tensione, che si è sviluppato nell’ultima settimana, tipico degli anni di Piombo, preoccupa il figlio di Marco, Lorenzo Biagi: “Sulla base di quello che ho vissuto sulla mia pelle con l’uccisione di mio babbo, Marco, posso dire che c’è un clima generale molto simile ad allora. Mi preoccupano le ipotetiche conseguenze di questa escalation”.

Lorenzo Biagi torna con la mente a quel terribile episodio:“Da quando mio padre è stato ucciso non si vedeva una tensione simile”. Le similitudini, purtroppo, abbondano:“Lo dimostrano le lettere di minacce, le telefonate sugli attentati, le molotov, i cortei”. A chi minimizza o ancora peggio, giustifica, le violenze anarchiche, Lorenzio Biagi non le manda a dire: “Ci sono collegamenti molto fitti tra mondo anarchico e quello eversivo – terrorista. È stato dimostrato attraverso intercettazioni, in particolare a Bologna”. “E poi – aggiunge – ho un’altra domanda: gambizzare una persona, pizzare due bombe è davvero meno grave di un omicidio?”.

Le divisioni politiche

Il premier Giorgia Meloni, con una lettera inviata al Corriere della Sera, chiede di abbassare i toni. L’intento del primo ministro italiano va nella direzione auspicata da Lorenzo Biagi:“Ha fatto benissimo: l’unica cosa di cui non c’è bisogno è qualunque tipo di divisione, visto il momento di tensione. Bisogna unirsi.

Questo, ricorda giustamente Biagi, non significa abbassare la guardia o cedere davanti alle richieste degli anarchici:“Abbassare i toni non significa sottovalutare. Ho avuto modo di parlare con una persona che aveva condotto le indagini sui terroristi che hanno ucciso mio babbo e lui stesso mi ha detto che si può fare sempre di più”.

Il ricordo, sentito ed emozionato, del padre assassinato può essere una bussola sia per la maggioranza che per le opposizioni:“Bisogna impedire che gli anarchici abbraccino i collettivi studenteschi. Per questo è importante coltivare la memoria”.

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