Blitz a Palazzo Madama e salta la delega fiscale

Bufera in Senato: le misure sul Fisco tornano in commissione. Squinzi insiste: "Riforma chiave"

Blitz a Palazzo Madama e salta la delega fiscale

È bufera a Palazzo Madama sulla delega fiscale. Adesso il provvedimento approdato in Aula e sul quale era attesa la fiducia torna in commissione rischiando così di non essere approvato dal parlamento. Il Pdl arriva all’appuntamento diviso come certifica il tabellone alla prima prova del voto e, nonostante i tentativi, le fratture non vengono ricomposte costringendo tutti a prendere tempo. Alla fine della giornata l’ira del governo è agli atti. "C’è qualcuno che pensa che senza delega può avere le mani libere per la campagna elettorale", ha commentato a caldo il sottosegretario al Tesoro Vieri Ceriani salvo poi precisare, via nota ufficiale del ministero, che quanto detto non corrisponde al proprio pensiero.

Il presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, ha ricordato che i principi della delega fiscale, "improntati a semplificazione, trasparenza e civiltà giuridica, sono i capisaldi di un cambiamento che il mondo delle imprese aspetta da anni e che sembrava finalmente vicino alla realizzazione" e ha sottolineato come la battuta d’arresto sia tanto più grave se realmente dettata da un clima ormai pre elettorale. I primi segnali di tensione in Senato si erano già registrati la scorsa settimana quando la commissione Finanze aveva approvato un emendamento contro il parere del governo per far slittare l’accorpamento delle agenzie fiscali. Rinvio sul quale il governo non ha però mai avuto alcuna intenzione di cedere facendo sapere di essere pronto a cancellare nel maxi emendamento la modifica. Giorno dopo giorno però il maldipancia, che sulle agenzie fiscali era trasversale, è andato aumentando e diversificandosi: il Pdl ha, infatti, iniziato a inviare segnali di irrequietezza anche su altre misure, dall’arbitrato al contrasto di interessi.

La prova plastica della difficoltà per il governo di proseguire per la propria strada senza rischiare sulla fiducia è arrivata nell’Aula del Senato ieri mattina al momento del voto delle questioni pregiudiziali presentate dalla Lega con la formazione di un asse che ha visto insieme Carroccio, dipietristi e una parte del Pdl. Alleanza inedita che ha generato anche qualche scintilla nel centrosinistra con un botta e risposta fra il senatore dell’Italia dei Valori Luigi Li Gotti e il vice capogruppo democratico Luigi Zanda. Inevitabile la sospensione dei lavori e la convocazione di una riunione di maggioranza al termine della quale il verdetto era scritto: la conferenza dei capigruppo, in calendario per il primo pomeriggio, avrebbe ratificato il ritorno in commissione del testo. Il che equivaleva al rischio di affossare il pacchetto di misure, dal momento che la sessione di Bilancio sta per aprirsi e che, deroghe a parte, prevede che non si possano esaminare provvedimenti di spesa. "La resposabilità del Pdl nel bloccare la riforma è grave", ha spiegato infatti uno dei relatori al provvedimento, Giuliano Barbolini. La scelta di fare un passo indietro e tornare all’esame nella sede ristretta della commissione non convince anche il presidente della Finanze Mario Baldassarri.

"Politicamente la delega è rinviata a babbo morto e tecnicamente è un pasticcio perchè ora non è chiaro come procedere", ha commentato spiegando di aver convocato comunque per domani un Ufficio di presidenza. "Il problema è - ha infine chiosato Vieri Ceriani - che non si sa più chi rappresenta il Pdl".

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