Maria Rosaria Boccia forse ha ragione quando dice che al ministero ci sono «raccomandati non idonei al ruolo». Lei non è riuscita a essere neanche quello.
E sì che batte i corridoi romani ben prima del governo Meloni.
Inidonea, famelica di quello stesso potere che ora rigetta, fredda al limite dell'emiparesi, grimpeur- ingenuo lui, perfida lei -, Maria Rosaria Boccia è, con la Ferragni, Salis, Elodie e il pugile Imane Khelif, la nuova icona della sinistra. Con la Pascale il pantheon è completo. Attualmente è su tutti i giornali e le tv, in tour promozionale (di se stessa, influencer di abiti da sposa). L'altra sera era a Piazzapulita, protagonista di un'intervista, fra il grottesco e il dadaismo, condotta da un eccitato Corrado Formigli. Che non ha rivelato nulla. Anche perché è impossibile distinguere il falso dal niente. Affermare, negare, riaffermare, filmare, registrare, minacciare («Conosco tante cose...»), postare, un po' incinta e un po' no.
La storia, che non è gossip ma neppure politica, è vecchia come il noto mestiere. Una donna che seduce un uomo per avere un posto di potere e quando scopre che non può ottenerlo distrugge prima l'uomo, poi se stessa, poi il potere. Dopo non rimane
che affidarsi a Luca Telese come promoter e iniziare il giro delle La7 chiese.
Il massimo di esposizione mediatica (8,8 di share) coincide con l'inizio del tramonto.
Votava Meloni. Ora è l'eroina del Pd. Tra poco dirà che è transgender. E sarà finita. Grazie a dio.
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