Niente "Decima" per gli incursori del Comsubin. E loro depositano le rose all'altare della patria

Il senatore leghista si è schierato dalla parte dei militari e ha presentato un'interrogazione con la collega Stefania Pucciarelli riguardo all'ordine di non pronunciare il tradizionale grido "Decima" durante la parata del 2 giugno

Niente "Decima" per gli incursori del Comsubin. E loro depositano le rose all'altare della patria
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Il senatore della Lega Claudio Borghi, già al centro delle polemiche per le sue dichiarazioni sul presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha deciso di schierarsi dalla parte dei nostri militari. In un post su X, ha annunciato di aver presentato con la collega e capogruppo del partito alla Commissione Affari esteri e Difesa Stefania Pucciarelli un’interrogazioneper i motivi del silenzio dei militari del Gruppo Operativo Incursori a cui pare sia stato impedito di gridare il tradizionale 'DECIMA!' alla parata del 2 Giugno”.

Non è ancora chiaro da chi sia arrivato l’ordine, ma i soldati del Comsubin (Comando subacqueo e incursori) lo hanno eseguito, pur manifestando la propria protesta silenziosa. Davanti all’altare della patria, hanno lasciato cadere dieci rose rosse. “Quelle rose sono dedicate ai nostri caduti, un omaggio alle medaglie d’oro conquistate in tante missioni e battaglia. Il nostro grido non è politico e infatti si è sempre sentito, qualsiasi governo fosse al potere”, ha dichiarato uno di loro.

La polemica riguardo al tradizionale grido degli incursori era scoppiata già l’anno scorso. Alcuni osservatori lo avevano giudicato un tributo prestato di fronte al nuovo governo di destra alla X flottiglia MAS, un’unità speciale della Regia marina e poi allineata alla Repubblica sociale italiana creatasi a Salò a seguito dell’armistizio. Il “Decima!” del Goi (Gruppo operativo incursori) è in realtà un omaggio ai soldati che hanno servito le forze armate del Regno d’Italia dal 1939 al 1943 e precursori degli attuali incursori, non alla X della Rsi (1943-1945).

La decisione di vietare il grido è stata probabilmente presa per evitare le ormai puntuali accuse di fascismo che sono diventate la punta di lancia dell’opposizione contro il governo e si unisce allo scontro politico generato sempre da Claudio Borghi, che ha criticato le parole del capo dello Stato scritte in una lettera indirizzata ai prefetti in occasione della Festa della Repubblica. Nella missiva, il presidente Mattarella ha indicato le prossime elezioni europee come consacrazione della “sovranità” dell’Unione.

Il senatore leghista ha invocato le dimissioni dell’inquilino del Quirinale, scatenando le reazioni anche di una parte degli alleati. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che “siamo italiani ed europei, questa è la nostra identità. Questa è la nostra civiltà. Ogni scelta anti europea è deleteria per l'Italia. Fa bene Mattarella a sottolineare la nostra prospettiva europea. Gli esprimo la mia solidarietà per gli attacchi che ha ricevuto”. Riccardo Magi di +Europa ha parlato di un “attacco eversivo”, puntando il dito anche contro il segretario del Carroccio e vicepremier Matteo Salvini, colpevole a suo dire di aver “coperto” il senatore Borghi e di aver ricordato che “noi abbiamo un presidente della Repubblica perché esiste una sovranità nazionale italiana”.

Il leader della Lega ha poi precisato che “non chiediamo le dimissioni di nessuno. Borghi è un nostro ottimo senatore. Semplicemente oggi è il 2 giugno e dunque la sovranità nazionale viene prima di ogni altra appartenenza”.

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